I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


La Rosa di Bezzecca

           Là nel verde di Bezzecca,
           Lungo i margini d'un vallo,
           Rossa al pari del corallo
           Una rosa «oggi» spuntò.
           
           E cresciuta su dal cuore
           D'un eroe garibaldino,
           Che fra i balzi del Trentino
           Fu sepolto ove pugnò.
           
           Or che al fin la primavera
           Tra quei balzi è ritornata.
           Quella rosa ecco è sbocciata.
           Ridolente al nuovo sol
           
           La raccolga un nostro Alpino,
           La riponga sul cappello;
           É l'invito del fratello:
           «Pugna e vinci, Dio lo vuol!»
           
           Cinquant'anni sottoterra
           A fiorire ha ritardato,
           Ma non mai ha disperato
           Che sorgesse questo dì.
           
           La raccogli, o baldo Alpino;
           Se imperlata è d'una stilla,
           É la lagrima che brilla
           Dell'eroe ch'ivi morì!

           
           Cominciano a fiorire i canti del popolo e rivolti all'anima popolare. Non immagini rare, nè sottili artifici stilistici, ma spontaneità di sentimento nella più schietta spontaneità di forma. È la Patria che combatte e canta. Togliamo dall'Ora di Palermo le sei calde e vibranti strofette.