Alcune notizie intorno ai gas asfissianti ed alle maschere e cappucci antiasfissianti (Prof. Giovanni Parrozzani)
Non si sa con precisione quali e quanti siano i gas asfissianti, dei quali Tedeschi ed Austriaci hanno fatto e fanno tuttora uso contro i loro nemici. Tuttavia si sa con quasi certezza, che il gas cloro, il vapore di bromo e forse anche il perossido di azoto e l'anidride solforosa ne sono i principali rappresentanti. Il colore giallo verdastro e quello rossastro dei gas asfissianti dei Tedeschi sono impartiti, il primo dal cloro; il secondo dal bromo e dal perossido di azoto. Il loro odore forte, acuto ed acre, è dovuto agli stessi corpi, e anche all'anidride solforosa.
Oltre agli indicati asfissianti, si fanno anche i nomi del cloruro di carbonile, dell'ossido di carbonio, dell'acido cianidrico, degli acidio cloridrico e bromidrico, di alcuni ossidi del cloro, dell'idrogeno solforato ecc.; ma di questi, ora nominati, i soli che meritano considerazione sono il primo e l'ultimo, non avendo gli altri tutte le qualità richieste di buoni gas asfissianti.
Queste qualità sono:
1.) di essere facilmente preparata su vasta scala;
2.) di essere facilmente coercibili per potersi usare allo stato liquido; o di essere liquidi volatilissimi;
3.) di essere, nello stato gassoso o vaporoso, relativamente molto pesanti;
4.) di essere non solo asfissianti ma anche veleni energici.
I seguenti gas e vapori rispondono a tali indicazioni.
1. Il cloro — Producesi abbondantemente nelle fabbriche elettrolitiche di soda, dove una parte si riduce a liquido. È gas di colore giallo-verdastro, di odore soffocante, più pesante dell'aria (p. s. 2,45; peso di un litro gr. 3,167). Si liquefà facilmente alla pressione di 57 atmosfere all'ordinaria temperatura, o a 40° all'ordinaria pressione. Il cloro è uno dei più potenti veleni, disorganizzando i tessuti, e quindi irrita anche fortemente gli occhi.
2. Il bromo — Si estrae facilmente dai bromuri. È un liquido di colore rosso-bruno, di odore spiacevolissimo; bolle a 63°, è volatile anche a temperatura ordinaria, dando vapori di color giallo-rosso, di odore soffocante, della densità di 5,54 (aria = 1) di cui un litro pesa grammi 7,16.
Questi vapori, inspirati, attaccano violentemente gli organi della respirazione, e, dopo pochi minuti di contatto, disorganizzano anche la pelle.
3. Il perossido di azoto o ipozoide. — Si prepara facilmente calcinando il nitrato di piombo secco, ovvero facendo giungere in un recipiente raffreddato 2 volumi di biossido di azoto e un volume di ossigeno, ed in altri modi. È un liquido senza colore sotto 0°, che diviene giallastro appena sopra 0°, rossastro a temperatura superiore, finché a 22° bolle, dando vapori rossi. Si solidifica a 9° o 10° in una massa cristallina. Allo stato di vapore ha una densità di 1,72. Esso è assai corrosivo, e distrugge la pelle colorandola in giallo. Inspirato, produce fortissima infiammazione degli organi della respirazione e può anche provocare presto la morte. Come asfissiante, il suo vapore tiene uno dei primi posti, se non che, causa la sua densità non abbastanza alta, si dissipa un po' facilmente e presto.
4. L'anidride solforosa. — È un gas senza colore, di odore di solfo che brucia; si liquefà a 15° sotto la pressione ordinaria, o alla pressione di 3 atmosfere alla temperatura ordinaria. Il suo peso specifico nelle ordinarie condizioni di temperatura e pressione è = 2,225; un litro di essa, nelle stesse condizioni, pesa gr. 2,862.
È asfissiante ed un veleno nello stesso tempo, intaccando gli organi della respirazione e producendo forte tosse ; ma è meno potente degli altri.
5. Il cloruro di carbonile. — È conosciuto anche sotto i nomi di ossicloruro di carbonio e di gas fosgene. Si produce non solo per l'azione diretta del cloro sull'ossido di carbonio, ma anche in molte altre reazioni, alcuna delle quali permette anche di prepararlo in grande.
Esso è un gas incoloro, pesante (p.s. = 3,68), un litro pesa gr. 4,43. Si condensa facilmente dando un liquido incoloro, che bolle a 8°,2. Eccita le lagrime, è pericoloso a respirarsi e provoca facilmente la soffocazione. Come gas asfissiante deve adoperarsi sotto forma liquida.
6. L'idrogeno solforato. — E' gas che si può preparare in grande con la maggiore facilità. E' facilmente reso liquido bastando la pressione di 16 atmosfere all'ordinaria temperatura, liquido che bolle a 61°. Detto gas ha una densità di 1,19; un litro pesa gr. 1,54, è eminentemente venefico per le vie respiratorie ed è veleno ematico. Ha anche azione speciale sul sistema nervoso, determinando convulsioni violente. Come gas asfissiante, manca all'idrogeno solforato la qualità di essere abbastanza pesante; infatti il suo specifico è 1,19. Finora non è stato indicato fra i gas asfissianti adoperati, mentre sarebbe stato già riconosciuto pel suo fetore di uova fracide.
Questi sono i principali gas e vapori che si usano, o si possono usare, come asfissianti in guerra; ma altri pur vi sono che potrebbero farsi nascere opportunamente nel momento stesso dello scoppio delle bombe.
Per quanto sia barbaro l'uso dei gas asfissianti in guerra, pure la necessità di combattere con armi eguali, l'ha reso legittimo da parte di nazioni civili, quindi della stessa Italia contro Tedeschi ed Austriaci, che ne fanno impiego contro di noi.
L'Italia non ha materia prima (i bromuri) per produrre bromo in quantità considerevole, come ne ha la Germania negli immensi depositi salini di Stassfur. Ma ciò non importa, perché l'Italia ha, in quantità inesauribile, il clorulo di sodio, e come salgemma e come sal marino, per fare il cloro, il quale è pure un energico asfissiante. Basta che l'aria ne contenga un sol milionesimo per diventare nociva all'uomo. Aggiungasi che il cloro in Italia si produce già in grandissima abbondanza per la fabbricazione elettrolitica della soda nei due grandi stabilimenti, l'uno della Società italiana di elettrochimica di Roma, sito nella nostra Provincia, e precisamente in Bussi, l'altro della Società elettrochimica del Caffaro, con sede a Milano. E la prima ne produce anche una quantità abbastanza considerevole, 100,000 Kg. all'anno, nello stato liquido, così come richiedesi per farlo servire come gas asfissiante. Qualora occorresse, la produzione potrebbe aumentarsi senza difficoltà. Detto cloro liquido è già in vendita in bombole di acciaio resistenti alla pressione di 100 atmosfere.
Oltre al cloro, l'Italia potrebbe benissimo far anche uso e di anidride solforosa liquida e di perossido di azoto, come gas asfissianti. La prima si produce già in discreta quantità presso di noi e la produzione potrebbesi, occorrendo, elevarla senza la benché minima difficoltà, perché noi abbiamo, in quantità straordinariamente grande la migliore materia prima, il solfo, per la preparazione diretta o indiretta di detta anidride.
Quanto al perossido di azoto, se non abbiamo in corso una regolare fabbricazione industriale di esso, si potrebbe senza dubbio istituirla. Ma io penso che potremmo all'uopo giovarci delle officine elettrochimiche Dott. Rossi con sede in Milano, nelle quali si fabbrica con processi elettrochimici, l'acido nitrico dall'azoto dell'aria. L'impianto funziona già con 15 forni che assorbono 12,000 cavalli circa. Questa fabbricazione è basata sul fatto, che, portando l'aria in contatto con grandi fiamme elettriche a 6000 volts e che hanno una temperatura di 35000°, l'azoto e l'ossigeno di essa si combinano formando ossido di azoto.
I gas che escono dai forni, dopo di averli fatti raffreddare, vengono ossidati per trasformare gli ossidi inferiori in quelli superiori. A questo punto della fabbricazione, prima cioè del passaggio dei gas attraverso le torri d'assorbimento, questi debbono essere ricchi di perossido di azoto, che potrebbe essere condensato per leggiero raffreddamento.
V'è un altro corpo ancora che potrebbe adoperarsi dall'Italia per produrre gas asfissiante, corpo che si produce ora in grandissima quantità e che è volatilissimo, che ha una densità di vapore abbastanza elevata, e che è anche venefico. Il corpo al quale alludo, per quanto è a mia conoscenza, non è stato ancora indicato da alcuno come asfissiante ed io mi riserbo di indicarlo al nostro Ministero della guerra.
Modo di usare i gas asfissianti
Questi, allo stato liquido, vengono messi in piccoli recipienti, che, chiusi, si dispongono entro le bombe così dette asfissianti. Quando queste scoppiano fanno cadere i recipienti, che, rompendosi lasciano uscire il loro contenuto, che si trasforma subito in densa nube di gas asfissianti. Le bombe si tirano nelle trincee nemiche per mezzo di lanciabombe su affusti, ed anche in altri modi. Qualche altra volta i gas asfissianti si spingono verso le trincee nemiche mediante lunghi tubi in comunicazione con bombole ripiene dei liquidi produttori dei nominati gas. Al momento opportuno si aprono i rubinetti, e si scaldano le bombole, sì per affrettare l'ebollizione dei liquidi, sì per evitare la formazione di ghiaccio attorno alle bombole e ai tubi.
Necessità e mezzi di preservazione dai gas asfissianti
Essendo questi venefici, ed attaccando, non solo, le mucose, ma anche la pelle, occorre ripararsi dall'azione di essi, preservandone specialmente l'apparato respiratorio e gli occhi.
Per garantire questi può bastare l'uso di occhiali fissi a stanghette, con lenti circondate da fitto tessuto in modo che l'aria non possa penetrare attraverso e venire in contatto degli occhi.
Per preservarsene l'apparato respiratorio, si suole far uso di una maschera speciale detta antiasfissiante o respiratoria, di cui si hanno diversi tipi. La maschera adottata dal nostro Ministero della Guerra, di cui posseggo un campione, è di tulle in cotone, ha forma ovoidale, e cuopre naso, bocca e mento. Pel margine superiore corre un sottile e flessibile filo di rame, mentre per quello inferiore passa un elastico con l'ufficio di chiudere la maschera sotto al mento. Le estremità di questo elastico sono ricongiunte col sottile filo di rame, in modo però che l'elastico stesso formi due anse ai due lati della maschera. In queste anse si fanno penetrare le orecchie, e così la maschera si mantiene al suo posto aderente alla faccia. Oltre a ciò, sulla maschera, dalla parte interna, è riportato un pezzo di tulle, il quale con la parete della maschera, forma una borsa destinata a contenere materie capaci di togliere all'aria, che vi filtra attraverso per l'atto della inspirazione, i perniciosi gas asfissianti, delle quali materie si parlerà appresso.
La maschera ha il vantaggio di essere oggetto leggiero e non ingombrante, ma ha due difetti, l'uno di non provvedere alla difesa degli occhi e di richiedere quindi anche l'uso degli occhiali, l'altro di far correre il pericolo che l'aria si insinui dal disotto dei margini e specialmente ai lati del naso, e penetri nell'organismo insieme con i gas nocivi.
Per eliminare detti difetti si è pensato di sostituire alla maschera il cappuccio o cuffia che cuopra tutta la testa e scenda fino al collo, dove si può fermare col mezzo della cravatta stessa del soldato, e ciò per impedire che da quella parte penetri aria. Il cappuccio si fa di tessuto leggierissimo, ma fatto in modo che l'aria non vi passi. Esso ha due aperture in corrispondenza degli occhi, o anche una sola trasversale per i due occhi da chiudersi con lustrini di mica o di celluloide che lasciano vedere attraverso molto chiaramente. Un'altra apertura poi l'ha in corrispondenza della bocca e del naso, da chiudersi, mediante cucitura, con una specie di borsa di tulle in cotone, aperta nella parte superiore e destinata a contenere le materie assorbenti.
Non si può mettere in dubbio che il cappuccio preservi meglio della maschera, e perciò oggi c'è la tendenza a dargli la preferenza, perché non preserva soltanto il polmone, ma anche gli occhi e la pelle della testa e del collo.
Materie assorbenti
Le materie capaci di fissare i gas asfissianti, decomponendoli o no, secondo la natura dei medesimi, sono molte, ma, quelli che nel caso pratico possono usarsi, non sono che poche. Se non fossero sostanze troppo caustiche, bisognerebbe annoverare in primo ordine, la potassa, la soda, l'ammoniaca. Del resto non è detto che la soda almeno non possa assolutamente essere adoperata, o anche qualche altra sostanza basica. Finora però alcuni si son mostrati sodisfatti dell'uso dei soli carbonati di potassio e di sodio associati insieme, ed hanno proposto e raccomandato l'uso esclusivo di essi, ma a torto. Altri invece, più ragionevolmente, hanno proposto e raccomandato l'uso del solo carbonato di sodio commerciale, associato molto opportunatamente con l'iposolfito di sodio a parti eguali. Quest'ultimo ha invero un potere assorbente molto considerevole, specialmente pel cloro; e perciò, sotto il nome di anticloro, si adopera per togliere le ultime tracce di cloro alle materie imbiancate con questo elemento. È dunque consigliabile l'uso contemporaneo di carbonato sodico e di iposolfito sodico, cioè mescolati insieme, e non dei soli carbonati.
Detti sali, mescolati a parti eguali, da alcuni sono adoperati in soluzione più o meno concentrata, della quale si imbevono garze distese, o meglio filacce in batuffoli, che poi si mettono in un certo numero nel posto loro assegnato in maschere e cappucci. Altri invece li adoperano allo stato solido, usando carbonato di sodio cristallizzato grossolanamente triturato, mescolato in parti eguali con l'iposolfito di sodio. Non ostante si possa sostenere che i corpi in soluzione reagiscono più facilmente e prontamente, pure nel caso speciale è da preferirsi l'uso dei sali allo stato solido per ottenere maggior virtù assorbente e di più lungo effetto, specialmente quando lo strato ha uno spessore non inferiore a ½ centimetro, come risulta dalle prove fatte dai prof.ri Giacosa e Morselli ed anche dalle mie.
Per mettere in pratica l'uso dei sali solidi si spande il miscuglio, in strato uniforme, sopra un velo di cotone fino a raggiungere lo spessore di ½ centimetro. Le dimensioni del velo, di forma rettangolare, possono essere 10 per 13; esso si copre con un secondo velo in modo che lo strato dei sali sia nel mezzo di essi, e si formi come una busta o cuscinetto piatto. Per render questo maneggevole, io lo fo cuoprire di tulle e poi trapuntarlo sopra. Così lo strato, in qualunque posizione si trovi la busta degli assorbenti, rimane sempre uniforme, questa si può facilmente far entrare nella borsa della maschera o del cappuccio. Nell'uso dell'una o dell'altro, ciò che bisogna tener presente è che non lascino passar aria se non pel solo posto dove sono le materie assorbenti, perché quest'aria sola è purificata e può essere respirata.
Avverto in ultimo che la busta o cuscinetto confezionata come sopra, non inceppa menomamente la respirazione.
Per ogni buon fine, voglio pertanto fare una modesta proposta, che, attuata, mentre non apporterebbe sensibile spesa allo Stato, e nessun incomodo al soldato, potrebbe essere di somma utilità al medesimo. La proposta è fondata su questo fatto, quando, nelle aule e nei laboratorii di Chimica, l'aria diventa irrespirabile per cloro, specialmente dove difettano mezzi di aspirazione, si usa da tempo lunghissimo di spargere sui banchi delle esperienze un poco di ammoniaca in soluzione. L'azione nociva del cloro è immediatamente neutralizzata, anche se qualche poco ne fosse stato respirato; e si può allora continuare a rimanere nell'ambiente viziato senza il ben che minimo pericolo. Altrettanto si fa in alcune officine, nelle quali si produce cloro gassoso e cloro liquido, non che derivati, specialmente cloruro di calce.
Ciò premesso, la mia proposta sarebbe questa: di fornire a ciascun soldato almeno in trincea più soggetta all'azione dei gas asfissianti, una scatoletta, che può essere ancora più piccola di una scatola di cerini, contenente carbone impregnato di ammoniaca. La scatoletta chiusa bene ed avvolta in carta pergamena, non lascia sentir odore di ammoniaca se non quando s' apre. Basterebbe che un soldato, il quale all'improvviso fosse stato invaso da gas asfissianti, fiutasse dalla scatola un po' di ammoniaca per non risentirne alcun danno. Aggiungo che l'ammoniaca non giova soltanto contro il cloro, ma anche contro gli altri gas e vapori che si usano come asfissianti. E voglio in ultimo avvertire, che contro l'azione del cloro sull'organismo giova il fumar tabacco.
Oltre a questi mezzi di preservazione che possono chiamarsi individuali, altri ve ne sono di preservazione collettiva entro le trincee, quali sono la ventilazione provocata col mezzo di ventilatori o in altri modi; l'agitazione dell'aria con vampate di fuoco fatta con paglia o altro combustibile inzuppato di petrolio, e ciò al fin di far dileguare subito i gas asfissianti con le correnti di aria che verrebbero così a stabilirsi. Se, oltre a ciò, nelle trincee stabili si potessero avere a disposizione bombole di aria o meglio di ossigeno compressi per rinnovazione di aria in caso di bisogno, o per inalazioni individuali, sarebbe certamente ottima cosa.
Come si può comprendere da quanto si è detto, oggi ben si conoscono mezzi efficaci di preservazione contro l'azione nociva dei gas asfissianti, i quali perciò non sono così temibili come nei primi tempi quando non prevedendosi che Tedeschi ed Austriaci ne avrebbero fatto slealmente e vilmente uso, Belgi, Russi e Francesi presi all'improvviso e sprovvisti di mezzi di difesa ne furono vittime disgraziate. Oggi è ben altro; ed a prescindere da ciò, si rifletta che per quanto pesanti sieno i gas e vapori asfissianti non possono a lungo mantenersi addensati, ma debbono dissiparsi anche in pochi minuti; per la qual cosa essi non costituiscono che un pericolo, anzi un incomodo, passeggero.
I nostri valorosi soldati, che lassù al confine sono intenti a cacciare dal sacro suolo italiano l'eterno nemico, l'usurpatore delle nostre terre, l'odiato tiranno e carnefice dei nostri fratelli, non si preoccupino menomamente dei gas asfissianti di Austriaci e Tedeschi; e, imperturbati, continuino a battere i nemici con quel coraggio, con quell'accanimento, con quel disprezzo di ogni pericolo, e specialmente con quella fede inconcussa, che hanno già dimostrato, e la vittoria ne sarà l'immancabile coronamento:
“Con questi soldati non si può perdere”
Così esclamò or son pochi giorni, fiero e commosso, il nostro Re, assistendo ad azioni di vero eroismo delle nostre truppe combattenti.
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