I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato nelle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1915


La gente ricca deve sottoscrivere al Prestito di Guerra!

           Questo secondo prestito nazionale è precisamente un prestito di guerra. Esso serve a provvedere i nostri soldati di tutto quanto ad essi abbisogna; serve, in una parola, a sopperire alle spese di guerra.
           Non tutti, pare, hanno compreso lo scopo di questo nuovo prestito; perchè se quei ricchi che dovrebbero sottoscrivervi non l'ànno ancora fatto, vuol dire che ad essi o è sfuggita l'importanza del provvedimento governativo, o che sono dei traditori della loro patria, dei complici dello straniero; dei vili e sudici parassiti della gioventù italiana che sta, con animo invitto e con fiera baldanza, affrontando lo straniero nemico.
           Ammettiamo l'ignoranza... come attenuante generica, ed illuminiamo gl'ignoranti....
           La mobilitazione militare ha per riscontro, nella vita della nazione in guerra, la mobilitazione civile, la quale comprende la mobilitazione finanziaria.
           Orbene, come ogni giovane ha dovuto rispondere all'appello del suo Re per marciare incontro al nemico, come ogni cittadino rimasto a casa ha dovuto sottoporsi a tutte le registrazioni e a tutte le disposizioni delle autorità in vista dell'eccezionalità del momento, e ha fatto atto di solidarietà con i combattenti studiando ed attuando tutte le più varie, le più utili, le più generose, le più patriottiche provvidenze di assistenza civile, — cosi i ricchi, quelli che hanno cospicue fortune e rendite generose, devono rispondere all'appello del Governo col prestito di guerra.
           Devono! Si tratta di sapere, in breve, se i ricchi sono solidali con i nostri soldati che combattono, col nostro Governo, col nostro Re: questo bisogna sapere.
           Oppure.... oppure se rifiutando il loro appoggio al patrio Governo, che lo ha domandato, vogliano indirettamente contribuire alla vittoria delle esacrate armi austriache.
           Il dilemma è chiaro e imperativo: i nostri ricchi sono italiani o austriaci?
           Nelle maggiori città d'Italia e nelle minori, nei paesi, nei villaggi, ovunque parlano e pensano italiani, ovunque palpitano cuori fraterni la sottoscrizione pel prestito di guerra va a gonfie vele.
           Teramo ha risposto molto discretamente finora: non magnificamente, com'è nelle sue possibilità, come lo impongono le fulgide tradizioni patriottiche, come l'eccezionale momento richiede.
           C'è tempo ancora: vedremo.
           Rileviamo, intanto, che si sono sottoscritte quote minime numerose, il che dimostra il patriottismo delle classi medie e — diremo, per ora — l'assenteismo delle classi veramente ricche.
           E, per oggi, facciamo punto, riservandoci di pubblicare i nomi di tutta la gente ricca della città e della provincia che, potendo, non crede di dovere sottoscrivere al volontario Prestito di guerra.
           Attende essa, e si augura, e desidera il Prestito forzoso?