Quelli che non muoiono
Noi non moriamo: la tomba è culla
delle anime nostre.
Balzac
Il 31 luglio u. s., colpito da granata austriaca, cadeva sulle balze impervie del Carso, il sergente zappatore
Achille De Florentiis
figlio del prof. Giacomo, insegnante di Napoli, e nativo di Catignano.
Di lui non si potrebbe dire più e meglio di quanto l'on. Altobelli, con commossa parola, pronunziò al Consiglio Comunale di Napoli, commemorando l'eroico giovane, che, colla sua fine gloriosa, onorò la sua città natale e l'Abruzzo, di cui vantava l'origine.
Achille de Florentiis era tormentato dal miraggio della gloria, che gli sorrideva assai più della sua promettente giovinezza.
L'ho conosciuto, allorché tornò dalla Libia, dove aveva compiuti atti di valore eccezionale, rimeritati con medaglie e promozioni, ed aveva nell'anima la nostalgia della terra africana. L'ho riveduto prima di partire per l'Isonzo, ed aveva nell'accento e nell'occhio l'ardore e lo spasimo di affrontare il nemico, che contende ancora ai fratelli di riunirsi alla patria comune, l'Italia.
Sprezzante della vita, ardimentoso fino alla temerità ha compiuto da sergente zappatore miracoli di audacia, tagliando reticolati, e costruendo ponti sotto l'implacabile fuoco delle artiglierie austriache.
Era felice ed orgoglioso che i tre piccoli ponti costruiti sotto la sua direzione avevano resistito alle tempeste della mitraglia, mentre altri erano stati abbattuti e travolti dall'impeto della corrente.
Ferito al collo si medicò da sè, e tornò a combattere. Caduto l'ufficiale, prese il comando di un plotone, lo condusse al fuoco, alla baionetta e fece prigionieri. Si spinse fin sotto le trincee nemiche, mentre le mitragliatrici vomitavano proiettili, e riusci a trarre in salvo, l'un dopo l'altro, tre compagni feriti, che egli stesso curò. E nel raccontare l'episodio eroico, si esprimeva con queste felici e commoventi parole: «Almeno tre madri mi benediranno». Quanta bontà ed insieme quanta modestia esaltatrice!
Era stato proposto per la promozione a sottotenente effettivo, e per la medaglia al valore per merito di guerra; ma nel 31 luglio, come ora soltanto si è saputo, dopo esser riuscito a conquistare una trincea austriaca, una granata gli troncò a mezzo la vita.
Onore al giovine eroe, che passa fra il compianto delle madri, e fra l'ammirazione riconoscente di quanti negli ideali vivono e credono, e parole di conforto, sincero, profondo alla famiglia desolata di lui, al cui strazio, solo il tempo, forse, potrà mettere un limite.
In Catignano dove l'Estinto ha parenti ed amici, la ferale notizia fu appresa con immenso dolore chè tutti ricordano gli squisiti modi di lui e le doti non comuni che adornavano il suo ben fatto cuore.
Sia gloria all'eroe e vadano alla famiglia dell'Estinto ed alla cittadinanza che lo vide nascere i nostri sentimenti di cordoglio!
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La morte del giovane simpatico e buono
Nicola Marcantonio
ha prodotto un vivissimo senso di sconforto e di profondo dolore non solo in questa città, ov'egli inanellò una delle più gentili e nobili signorine, ma in tutto l'Abruzzo, e non vi è stato giornale che non abbia rimpianto la bella e forte giovinezza spenta.
Piace riprodurre dal periodico I 3 Abruzzi di Lanciano quanto è stato scritto in morte di Nicola Marcantonio:
Mietute dalla dolorosa necessità della guerra le vite baldanzose dei giovani trapassano gioiosamente alla gloria dell'Eternità.
E intanto il cielo della Patria si fa più bello e sfolgorante per ogni nuovo olocausto.
Involato oggi nel rosso turbine di Marte come gli antichi eroi pagani, un altro concittadino egregio, un patrizio del censo ed un cavaliere della gentilezza squisita, NICOLA MARCANTONIO ha lanciato l'anima eroica ai fati gloriosi d'Italia, consegnando il suo nome agli annali della storia civile d'Abruzzo.
Era un reduce della campagna libica a cui aveva partecipato entusiasticamente.
Compreso dal senso del più alto dovere patriottico era partito per la nuova grande e necessaria impresa nazionale, quasi però con nel cuore il presentimento del fato tragico che pesava sulla sua giovine esistenza di 24 anni. Ma il cuore nutrito di civili e virili virtù non aveva vacillato un sol momento.
Nelle linee avanzate dei combattenti, forse col ricordo della madre e della terra lontana, gli aveva sorriso il miraggio luminoso di una Italia fatta più grande e più possente dalla virtù dei suoi figli. E forse in questi sogni di bontà e di bellezza l'ha colpito la morte dei gloriosi e dei buoni.
Il nostro giornale e la cittadinanza tutta, che il giovine eroico caduto stimavano ed amavano, esprimono alla mamma signora Antonietta Del Re, al germano Dott. Ireneo Marcantonio, alla giovine vedova signora Bianca Ponno, alle sorelle, ai parenti tutti le loro condoglianze per tanta inconsolabile perdita.
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Ricordiamo ancora la bella e mite figura di
Quirino Balzano
figliolo del cav. Vincenzo già giudice del Tribunale di Teramo ed ora in quello di Roma.
Il giovane Balzano Quirino è caduto per la Patria! La notizia è stata pubblicata dal Messaggero con queste parole:
«Dopo un mese di alterne trepidazioni è giunta alla famiglia la notizia della morte avvenuta sul campo della gloria del caporale di fanteria Quirino Balzano, figlio del giudice istruttore cav. Vincenzo.
Il giovane Quirino Balzano — nato il 16 marzo 1896 — faceva parte del plotone allievi ufficiali, e quando il suo reggimento ebbe l'ordine di partire egli per non rimanere al deposito abbandonò il plotone e da volontario segui il reggimento».
Che schianto d'anima per la povera madre, per il genitore, per i fratelli! Sieno in eterno benedette queste giovinezze spente, mentre i cannoni spandono il peana della patria più grande e più potente!
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