Soldati irreperibili
Altra volta lamentammo con parole di vero cordoglio la sorte dei dispersi; oggi con pari dolore lamentiamo la sorte dei soldati irreperibili. Leggano i nostri lettori la lettera che ci scrive un vecchio amico, col quale ci scusiamo se fino ad oggi non abbiamo scritto per lui parole di conduolo e di augurio, perché non sapevamo in nessun modo la sventura che è scesa così tremenda su di lui!
Ed ecco la lettera:
Caldari di Ortona 5-10
Caro Direttore,
Il tuo simpatico e accreditato periodico, tutto entusiasmo verso quei baldi giovani abruzzesi, specie del Teramano, i quali sfondano coi petti gagliardi le barriere per restituire all'Italia i confini assegnati da Dio, à la sua rubrica in onore di quelli che ricevono il battesimo del fuoco in questa nuova guerra santa, e commemora degnamente gli eroi, che incontrano gloriosa la morte sull'ara della Patria.
E com'è lunga, ahi quanto lunga la schiera dei martiri!
Intanto non si trova ancora un posticino pel mio povero figliuolo Romualdo, sottotenente nel fanteria, il quale nella memorabile giornata del 5 agosto, conducendo energicamente il suo plotone, fu ferito, e in seguito di lui non si seppe più nulla? Qualche giorno prima di quella data egli scrisse; ma non ha scritto più, son oltre sessanta i giorni trascorsi! Un telegramma del Comando militare di Chieti, passato pel tramite dell'ufficio municipale di Ortona a Mare, mi annunziava la disgrazia, aggiungendo che s'ignorava l'entità della ferita e l'Ospedale di degenza.
Caso strano e pietoso questo mio, che non ha riscontro in altri! Egli è vivo, ferito, e non si sa ancora dove si trovi? É possibile questo? Ho girato, ho scritto, ho stancato Autorità, uffici pubblici, amici e conoscenti, e nessuno ha saputo, nè sa dirmene nulla. Sono andato fino in alto, e attendo ansiosamente di uscir presto da questa assillante incertezza.
La desolata madre, poveretta! non ha più lagrime per averle versate tutte! Romualdo mio caro, umile ed ignorato eroe, ti giunga ovunque tu sia dalle colonne dell'amico “Corriere” il saluto del padre tuo, orgoglioso di te che hai da buon soldato compiuto il tuo alto dovere. E se vivi ancora, come mi auguro, Dio ti restituisca sanato e più forte alla Patria diletta e alla famiglia dolentissima, ma di te sempre superbo.
A te, Direttore, le più sentite grazie per la pubblicazione di questo mio lamento, e credimi
tuo aff.mo
ERNESTO CALANDRA
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