Le donne d'Italia quando la patria è in guerra
Le pregevoli virtù, onde s'adornarono le donne romane, sono oggi in sicuro possesso della moderna donna italiana. Non ha essa infatti sentito nel fondo dell'anima tutta la fiamma dell'entusiasmo e della fede allo scoppiar della guerra?
Tutte le sue potenze sentimentali stratificate nel suo essere furono sollevate e messe in valore dalla leva fatidica che la guerra.
La donna italiana sentì tutto quanto il dovere verso la patria ed incominciò la sua nobilissima missione. E furono ardite giovinette che, avvinte dal supremo affetto per la patria e spinte dal terribile odio per lo straniero, vestirono la divisa del soldato, nascosero le armi e andarono al fronte per vincere o morire. L'anima spartana ebbe un ritmo di fulgore.
Le madri rimasero prive, ma fiere dei loro figli; le spose prive, ma orgogliose dei loro mariti; le sorelle dolenti, ma superbe dei loro fratelli in armi.
Le loro lettere recano si il tepore della casa aspettante, ma sono severamente incitatrici verso la sconfitta del nemico, sono le invocazioni più fervide della nostra vittoria.
Queste lettere sono il monile più prezioso del soldato al fronte, sono il piccolo focolare domestico nelle ore di riposo, sono la mamma, la sposa, la sorella accanto nelle notti in trincea.
Le infermiere di guerra, creature caritatevoli, sono le piccole suore che sostituiscono tutti gli affetti. Esse prestano la loro opera necessaria presso i feriti valorosi, esse compiono più da vicino la missione nobilissima della donna. Ed ai disagi della vita, alle privazioni, all'insonnia delle notti esse vanno incontro col sorriso sulle labbra e con la speranza nel cuore.
E chi dimenticherà mai quelle gentili creature che lavorano dappertutto per i soldati, per i feriti; esse vanno volontariamente come mosse da un altissimo dovere, nelle fabbriche, negli opifici, nelle manifatture per lavorare giorno e notte a preparare indumenti e cose necessarie ai soldati, col solo bacio della Patria per ricompensa!
Vi sono spose e sorelle che sostituiscono i mariti in guerra nei lavori ad essi prima affidati — si che la vita normale della nazione non abbia a risentire alcun effetto della assenza degli uomini in guerra.
Queste donne, con pregevole spirito di abnegazione e di sacrifizio, danno la loro opera alla patria, destando fervida ammirazione.
La donna intellettuale diffonde nelle scuole l'amore per la patria, scrive poesie patriottiche avvivanti il sentimento, talora dirige o coadiuva nobili istituzioni di beneficenza, sorte durante la guerra. E qui ci piace rilevare come a Genova una gran bella istituzione si sia venuta formando, voglio dire la «Casa del soldato» nella quale distintissime signore danno la loro opera, coi soccorsi, coi consigli ai soldati che ne hanno bisogno.
Basta recarsi in questa «Casa del soldato» per vedere subito come nobilmente la donna svolge la sua missione accanto al soldato italiano, al quale prodiga tutte le cure famigliari, che possono mancargli.
In tutte le manifestazioni della vita attuale della nazione, la donna italiana compie meravigliosamente un altissimo dovere.
Chi di noi non ricorda nei comizii, che precedettero la dichiarazione di guerra popolane e signore gridare la sfida al nemico quand'anche il fratello o lo sposo in quel grido esponesse al battesimo del fuoco?
Sono esse, le donne d'Italia, che cementano il sentimento sociale, avvivando la fede verso la vittoria prossima, verso la data gloriosa della liberazione degli irredenti.
Sono esse, le donne d'Italia, che hanno formato questa generazione di forti, i quali quotidianamente incalzano il nemico, respingendolo nei suoi naturali confini.
Sono esse, le donne d'Italia, che ai soldati partenti dissero parole di fede e di amore, che scrivono lettere calde di patriottismo ai loro cari al fronte, sono esse che fanno dire al generale Cadorna che lo spirito delle nostre truppe è elevatissimo, e sanno sorridere di compiacenza al nostro amato Sovrano, sono esse che da ogni canto d'Italia, ove esercitano la nobile missione sotto varie forme e sotto varii aspetti, chiamano la Regina d'Italia perchè le rappresenti al cospetto del nemico fiere e disdegnose, ed al cospetto dei nostri soldati amorevoli incitatrici delle vittorie.
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