Quelli che non muoiono
Il prode, che su queste colonne oggi ricordiamo con parole di viva simpatia, e del quale la fine gloriosa ma prematura ha avuto larga eco di dolore e di ammirazione insieme, è il capitano
Gregorio De Carolis
nobile figura di soldato e di cittadino, che per la Patria visse e per la Patria morì, in un sublime slancio di fede e di amore.
Nato, il 12 maggio 1880, in Civitella Casanova, che si onora di ascriverlo a suo figlio, il De Carolis, appena diciottenne, entrò soldato nelle fila dell'esercito, entusiasta della vita militare, dalla quale si riprometteva le soddisfazioni maggiori. E il suo voto non rimase inappagato, il suo desiderio, perché, nella campagna libica, alla quale aveva preso parte col grado di maresciallo, seppe distinguersi per il suo valore e per la sua audacia, guadagnandosi la medaglia d'argento e conseguendo, più tardi, il grado di sottotenente.
Egli sapeva che la vita è una lotta, che vivere est militare, come insegnava Seneca, e però volle lottare, per migliorare se stesso, anche quando non era chiamato al sacrifizio della lotta, perché sapeva che nella lotta l'uomo si sublima ed assurge alla figura ideale dell'eroe. E però, in questa ardente aspirazione della sua giovinezza, noncurante dell'amore che lo legava, in un vincolo tenace e vigoroso, alla famiglia sua, alla madre adorata, volle non essere secondo ai giovani d'Abruzzo, per patriottismo e coraggio, e domandando di essere inviato sul campo di battaglia.
E partì, lasciando nella più viva preoccupazione, nell'ansia più tormentosa, la vecchia madre, le care sorelle.
Dopo due mesi di permanenza al fronte, il De Carolis che aveva addimostrato magnifiche virtù di ardimento e di valore, fu promosso tenente, e, più tardi, nel mese di settembre, otteneva la promozione al grado di capitano, per meriti speciali.
Ma il suo generoso ardimento non poteva non avere conseguenze funeste, perché il povero Gregorio, il 28 ottobre, colpito da un piombio micidiale, cadeva a terra, invocando il nome d'Italia, il nome della madre sua!
Civitella, piangendo oggi la morte del suo prode cittadino, si associa, in un senso, di solidarietà affettuosa, al lutto immane della famiglia De Carolis; essa però ricorderà le virtù esemplari del giovane e le additerà alle nuove generazioni, come esempio mirabile di patriottismo e di abnegazione generosa.
Il De Carolis ha altri due parenti sotto le armi, di cui il fratello Agostino, sottufficiale di marina, trovasi imbarcato su una nave da guerra, e lo zio Cav. Giulio è Maggiore del R. Esercito: anche questi sono due cari nomi che bisogna ricordare, perché onorano la natia Civitella e la terra d'Abruzzo...
Il capitano Gregorio De Carolis ha avuto già solenni onoranze, e tutti i cittadini di Civitella vi han preso parte, in uno slancio multatime ed affettuoso. Ha bellamente ricordato le virtù del caduto il maestro Barrucci, che ha per l'occasione dettate epigrafi incisivi.
Intanto, per deliberazione di questo Consiglio Comunale, la memoria del prode capitano, insieme a quella degli altri umili eroi, verrà eternata su una lapide, che sarà come il piccolo segno tangibile della grande riconoscenza di Civitella e il Paese tutto devono ai caduti di questa ultima guerra d'indipendenza, che i martiri d'altri tempi ci auspicarono, e che la nostra gioventù sta combattendo, per restituire alla Patria i sacri termini che Natura ci diede.
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