Natale di guerra
«Tu scendi dalle stelle re del cielo....».
E le zampogne accompagnano il canto, e il canto si ripete di bocca in bocca nelle capanne, davanti le nicchie dei trivii, nelle chiese della cristianità..,.
Di questi giorni come non mai viviamo di ricordi e rimpiangiamo gli anni della fanciullezza, quando ci raccoglievamo dinanzi al Presepio, e accendavamo ceri e lampade al Bambinello, e giocavamo alla tombola con i compagni del vicinato. Come tutto passa e cambia!
Ricordo la curiosità e l'impressione da cui si era presi a mezzanotte, quando in chiesa, alla “Gloria” il sacerdote tirava un filo e scopriva un Bambinello.
Suonavano allora le campane, l'organo intonava il suo inno di festa e di trionfo e la mamma — Oh la buona mamma! — mi faceva inginocchiare e sotto voce mi raccomandava di pregare per la pace della famiglia e del mondo. Quanta gioia e quanta ingenuità!
Il Bambinello era sull'altare maggiore ed io lo pregavo, lo pregavo, sì, per la pace della famiglia e del mondo...
Oggi ho alquanti anni e se rivedessi scoprire il Bambinello, oggi non pregherei, non potrei pregare nemmeno se lo volessi, ma impallidirei e fremerei di sdegno perchè alla mia mente si riaffaccerebbe tutta la cruda realtà dell'ora presente che oltraggia l'umana missione da cui il nato di Bethlemm ripetette e vantò la sua venuta al mondo, e rinnega tutto l'insegnamento che sublimizzò l'esistenza sua.
O perchè Hobbes deve poter sogghignare davanti alla tragedia e alla terribile dèbache nella quale è travolta la nostra generazione? Perchè, cioè, l'uomo deve essere lupo dell'altro uomo e deve perfezionare sè stesso e i risultati dei suoi studii e dei suoi lavori per uccidere e per farsi uccidere? Mistero!
Ma tu torni, Bambinello, tu torni, ma quanti giovani che ti adorarono fanciulli e che a tua custodia vegliarono ore ed ore, non ritrovi su questa terra matrigna!
Sarà domani il tuo Natale? Ebbene, gli uomini lo rispetteranno, ma non potranno nè dovranno festeggiarlo. Verrà, verrà il loro Natale che sarà ad un tempo il vero Natale di Cristo e della Patria, della giustizia e della libertà. Oggi è giorno di espiazione e per questo mal seme di Adamo non sia duro l'attendere.
* * *
Che cosa sarà quest'anno il Natale per molte, per troppe famiglie?
Io credo che meglio sarebbe se il calendario non ci rammentasse questa ricorrenza.
È nei giorni di festa e di solennità che gli uomini sentono maggiormente la differenza tra il passato e il presente e pensano, ricordano e rimpiangono con più dolore e con minore rassegnazione. Ecco. Potrà la luna rischiarare la via ai fedeli, che la notte di Natale andranno a messa, o potrà la tormenta di dicembre intirizzire animali e piante, il cuore degli uomini sarà sempre di ghiaccio e un fatto di natura psicologica si verificherà certamente in molte persone e darà alla notte di Natale significato e aspetto lugubre.
Sarà il ripiegamento dell'anima addolorata su sè stessa; sarà la tremenda nostalgia di tempi che furono e di persone lontane; sarà il rimpianto isolato di chi mai più tornerà; l'angoscia per uno stato anormale che rovina ineluttabilmente uomini e cose, che precipita l'umanità nell'abisso della morte e della miseria, che semina in tutto il mondo lutti e dolori in proporzioni favolose.
E si soffrirà nella capanna, si soffrirà nel palazzo, si soffrirà in trincea.
Ciò non ostante, le tradizioni si rispetteranno.
Fumerà quindi il ceppo nel sacro focolaio, ma esso non gioconderà «d'alacri vampe» la veglia della casa. Sederanno a quel fuoco i vecchi, le donne, i piccoli, ma il babbo sarà muto, la mamma pregherà in silenzio, la sposa palpiterà d'angoscia, tutti fremeranno al pensiero del loro caro lontano, tutti sospireranno ricordando il passato, e imprecheranno constatando il presente, e impallidiranno dubitando dell'avvenire...
Lo spirito del prode assente aleggerà intanto nella cucina paterna che lo ospitò più anni e che l'attende ansiosa.
Il prode è lassù, alla frontiera, fra la neve, in trincea, dinanzi all'eterno nemico della Patria. Che farà, che dovrà fare egli, mentre nella Chiesa del paesello nativo il sacerdote tirerà il filo per scoprire il Bambinello? Non l'organo egli sentirà, bensì la mitraglia e il cannone; non la cartella della tombola, bensì il fucile e la baionetta egli avrà nelle mani. E sorveglierà, e starà sempre all'erta per difendersi dal nemico, per sventarne gli attacchi improvvisi, per offenderlo e per ricacciarlo sempre più indietro.
Così il soldato d'Italia, combattendo anche il giorno del Natale di Cristo, preparerà sorridente ed orgoglioso il Natale della Patria.
Tutto questo, mentre nelle chiese si pregherà il Bambino, e i sacerdoti canteranno solennemente, e l'organo accompagnerà l'inno di gloria.
PASQUALE RITUCCI
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