Quelli che non muoiono
La sera di sabato della passata settimana, giungeva a Montorio l'annunzio della morte del Sottotenente di fanteria
Achille Lancellotti
La lettera, che recava la triste notizia, dice che egli fu colpito mentre dirigeva i lavori di rafforzamento di una trincea, allora conquistata, quando, nell'ansia, nell'impeto della lotta non ancora spenti nel suo cuore, nel tumulto non ancora sedato, egli si esponeva, incurante del pericolo, alle insidie del nemico.
Il Lancellotti, allievo dell'Università di Macerata, dove seguiva l'ultimo corso di giurisprudenza, aveva nel maggio scorso abbandonati gli studi, coltivati con tanto amore e di cui era prossimo a cogliere il frutto, per rispondere all'appello della Patria in armi. Chi lo conobbe sa che egli portò nell'adempimento del suo nuovo ed arduo dovere quel vivo entusiasmo, che pur sapeva contenere con signorile esperienza, quella volontà tenace, quella semplicità schiva di ogni pompa, che nella scuola lo resero tra i migliori e i più amati. E nella severa disciplina della scuola, in quest'ardente fucina d'italianità, che ha dati tanti eroi alla Patria, egli si preparò agli ardimenti del campo di battaglia, al cimento supremo, alla devota offerta della vita all'Italia.
Gli amici che lo accompagnarono coi loro voti, e che ricorderanno sempre la generosa bontà del suo animo, conoscono che cosa, la famiglia ed essi, perdano per questa morte. Pure non sanno piangere, perché il dolore è vinto dalla bellezza di si nobile ed alto sacrifizio.
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