Il saluto dei nostri soldati
Nelle più alte vette del Tirolo-Trentino noi alpini siamo da diversi mesi in trincea, sopportando con eroica rassegnazione le intemperie. La neve in grande abbondanza viene spessissime volte a trovarci. Più e più giorni siamo stati bloccati dalla neve, mentre eravamo collocati di vedetta nelle più alte creste. Oggi finalmente il gran manto pare incominci a liquefarsi avanti alla primavera che viene.
Porgiamo i più affettuosi saluti alle nostre care famiglie, alle spose, alle fidanzate, assicurandole, del nostro ottimo stato di salute.
MAGAZZENI COSTANTINO
DI BERARDINO GIUSEPPE,
GRANDE GAETANO,
DE SILVESTRO ANTONIO,
PATELLI ENRICO,
DEL GRANDE MICHELE,
RASTELLI DOMENICO,
MAZZILLI GIACOBBE, tutti di Teramo;
TOCCO VINCENZO,
CARAMANICO DONATO, tutti di Chieti.
DE MARCO VINCENZO, di Castellamare,
SANTOMO ALFONSO.
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Saluti a Lei, sig. Direttore, e alla sua signora.
SANTOMO ALFONSO, alpino.
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Per mezzo del suo diffuso Corriere vorrà partecipare i più caldi saluti ad amici, parenti, fidanzate.
BRUNO AMILCARE, soldato di Amandola.
AMBROSINI VINCENZO, soldato, di Penne.
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Carissimo Direttore, Perdonami, se, trascurando i più elementari sentimenti di amicizia e di riconoscenza, ho serbato verso di te un colposo silenzio.
Con la ferita vado meglio. E' stato un vero miracolo se non ho perduto la gamba. Non ti nego però, che se ciò fosse accaduto, me ne sarei curato fino ad un certo punto. È ben poca cosa, a parer mio, perdere una gamba per la Patria e per la santa guerra che combattiamo.
Attendo dai miei colleghi delle belle fotografie eseguite nelle prime linee; avrò il piacere, caro Direttore, d'inviartene qualche copia, sicuro di farti cosa gradita.
Qui ti accludo una mia fotografia, eseguita dal nostro ottimo Lagalla, quando venni in licenza.
Ti prego porgere gli ossequi miei distinti alla tua gentile signora e dirle che fui ferito a 400 metri da Gorizia.
Stringendoti con affetto la mano mi dico tuo aff.mo amico
CAMILLO PEPE, tenente, di Teramo.
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Dalla Libia invio i miei cari ed affettuosi saluti, per mezzo del Corriere, all'amico Mario Battistoni, Caporale di fanteria in Zona di guerra, facendogli conoscere l'ottimo stato della mia salute.
RICCI FILIPPO, Cap. Magg. da Corropoli.
MICUCCI BERNARDINO, soldato, da S. Benedetto del Tronto.
ROMEO FILIPPINI, soldato, di Atri.
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Finalmente ho avuto la possibilità d'inviare l'importo dell'abbonamento per un semestre.
Anche il caporale Battistoni Mario manda il prezzo dell'associazione.
Può spedire il suo pregiato giornale anche al soldato Paolini Francesco, 62 Regg. Fant., 12 Compagnia, VI. Divisione, Zona di Guerra.
FORCINA LUIGI, soldato, di Teramo.
(N. L'abbon. non è ancora pervenuto. Saluti e grazie.)
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Da queste alte e ormai rovinate vette del famoso Carso vengo a dare mie nuove: anche in mezzo a tanto soffrire godo una buona salute.
Finora sono stato a riposo, ma fra pochi giorni ritorneremo in trincea a fare il nostro turno.
Prima di tornare al mio posto di combattimento ho voluto salutare a mezzo del Corriere Abruzzese i miei amici e la mia bella Teramo. Saluti speciali a Berardo Polidori.
Con la speranza di poterla presto rivedere, sig. Direttore, le invio i più caldi affettuosi saluti.
CORDONI GAETANO, bersagliere, di Teramo.
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I seguenti giovani, che come me lavorano per rendere grande la Patria, desiderano divenire abbonati del Corriere. Essi sono: Ambrosini Vincenzo, Micucci Bernardino, Bruno Amilcare tutti e tre appartenenti alla 30. Divisione, S. Sussistenza automobilisti.
Con rispetto saluto
ROMEO FILIPPINI, soldato, di Atri.
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Mentre siamo in riposo, bevendo oggi alcuni fiaschi di buon vino, mandiamo caldi saluti al Corriere Abruzzese, alle nostre care famiglie, alle nostre fidanzate, ai parenti ed agli amici!
FORCINA LUIGI,
BATTISTONI MARIO,
PAOLINI FRANCESCO,
MARCUCCI CORINTO,
MATERASSO GIUSEPPE, tutti della provincia di Teramo.
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Un ufficiale degli alpini, che si trova al fronte in alta montagna, scrive alla madre per l'onomastico, una lunga tenera lettera, a rincuorarla, ad ispirarle, con affetto figliale, tanto di amore patriottico da soverchiare in essa l'amore materno.
Scrive fra l'altro, col sereno spirito giulivo dei forti. «Credi pure, mamma, la guerra sembra brutta veduta da lontano, ma qui, vicino ad essa, vista da presso, no, non è brutta, anzi essa acquista una tale bellezza ed un tale fascino che mette addosso il desiderio di lanciarvisi perdutamente, e di viverla con tutta l'ebbrezza e con tutto l'entusiasmo di cui può essere capace un cuore di vent'anni». E più avanti: «Qui, in mezzo a queste bianche cime, che forse con grande rincrescimento dovrò lasciare, sono tutti contenti. E se nessuno pensa che questa nostra vita spensierata e fiorente potrebbe domani essere troncata da un fucile nemico, perché dovrei pensarci io? Che forse la mia vita à più valore di quella di un altro? No, no. Qui la vita è comune, come la morte è comune a tutti.»
Ancora: «Attendo da te qualche lettera, che sia il mio cibo spirituale, il mio amorevole conforto, la mia lettura diletta nelle poche ore di riposo.»
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