Shakleton
Da gli assedianti ghiacci
salvo la nave e salvo l'uom ritorna.
Lontanando con gli occhi e con il core -
ove l'acqua ed il cielo
in un connubio baciansi
purissimo d'azzurro,
piena la mente d'infinito, pensa
l'eroe a prua,
pensa la bianca eternità di pace
ov'è bello il periglio e la conquista
è vera gloria.
Placido il mar si stende - avanti, avanti! -
il mare abbandonato.
Pari è l'eroe ad un antico Iddio
che torni altero da una grande impresa
contro fatati forze...
Oh, tutte a lui s'inchineran le genti,
un'ara lui che vinse e non uccise
ne la sua terra avrà!
Guarda da prua lungi, pensa, non sa.,.
Non una nave l'acque
solca, ed al sol non una vela avvampa.
Perché? È morto il mondo?
Ah, come queto e come bello è il mare
di diaspro e il gran silenzio...
Guarda da prua, pensa l'eroe, non sa.
Un punto nero là,
lontan, fin là dove lo sguardo arriva
Terra! Piena la nave
e pieno il mar del grido: “Terra, terra!”
Vola la nave e fende, e spezza l'onde.
Ma grave è l'aria come non fu mai,
ma par che a torno odor di cimitero,
pesante un lezzo di malchiuse tombe,
serri la nave e l'uomo.
Perché, perché? Teme l'eroe, non sa.
È morto, è morto il mondo?
Oh, come puro e come bello il polo
infido è il gran silenzio!
Vola la nave sola
porta un augurio nel suo motto “Aurora”.
Una carcassa sfasciasi là giù,
la tua Europa, Shakleton!
Te benedetto che de l'ira nostra
inconscio torni dal gran regno casto
de l'eterne nevi,
te benedetto che non sai la guerra
de l'impazzite genti,
non sai il pianto e il sangue che l'Europa,
versa, ed i morti a mille, a mille, a mille!
O benedetto, con la tua Vittoria,
vieni. Sfuggi a la morte
che nel tranquillo mar l'insidie tende,
e vinci e vinci ancora!...
Voli la nave tua
porti un augurio nel suo motto “Aurora”!
Cesare Zavoli
L'ottimo amico e collaboratore Tenente Cichetti Bartolo ci invia i versi dello Zavoli con la seguente lettera:
Caro Direttore,
Vi scrivo dalla Zona di guerra, dove mi trovo da qualche tempo, per mandarvi dei buoni versi di un giovane poeta romagnolo il Sottotenente Cesare Zavoli, il quale, come vedrete, è tanto valoroso con la penna quanto lo è col braccio.
Egli fra lo scoppio delle granate, nelle disagiate trincee del Carso, di Col di Lana e della ridotta Garibaldi, o fra le aride zone di Doberdò o fra i candori delle nevi dell'Adamello, bacia la fronte della Musa penosa.
È una primizia che vi mando: sono versi che il carissimo compagno d'armi dà a me per il Corriere.
Saluti affettuosi e credetemi con sincero affetto vostro amico
CICHETTI BARTOLI, Tenente
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