I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato dalle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1916


Il saluto dei nostri soldati

           
           Al carissimo Pasquale Colleluori
           Tenente degli Alpini
           
           Quale parola può essere la mia dopo quello che accadde? Quale parola può essere, oggi, quella che balza dall'anima commossa e festante, e sgorga per la penna, ma vuol essere raccolta come segno di letizia riparatrice, dopo il grido dolorante, scevro di colpa, della irreale e pur tanto sentita sciagura?
           Attraverso l'ingannevole prisma dei discorsi della folla - da quel pubblico multanime ma anonimo che riceve e trasmette le notizie e le modula, le smorza, le deforma, senza temperamento di controllo, sì che esse assumono colori convenzionali, falsi, romantici, di novelle vissute in inverosimili mondi - era giunta a noi l'eco crudele della tua partenza improvvisa, decretata dal destino! Oh, la visione di quella giornata indicibilmente triste, e il morso ancora di quell'angoscia vaga, di quel lutto che atterriva, mentre l'onda lenta e grave delle rimembranze, scaturiva dall'anima piagata!...
           Non fu artificio consapevole del sentimento; non fu studiato gioco del pensiero. Io non seppi frenare l'impulso che mi vibrava nel petto, e lo strazio di esso - come meglio seppi - tradussi nel fervor della frase. Ma anch'io, Pasquale, mio ottimo Pasquale, ripeto col Poeta:
           Se fallace la voce, il cor mendaci
           Detti non ebbe, e ciò ti rassicuri!

           E tu perdona, a quella espressione appassionata del mio cuore devoto pel fratello dell'anima! E tu perdona, poiché non fu gelido meccanico entusiasmo di parole, bensì rito sincero di solidarietà spirituale, alimentata dai sacri ricordi che risalgono in loro ragione d'amore lontano negli anni, circonfusa di luce corrusca ancor più, poiché dal fatal nembo che pareva averti sorpreso, tu assurgevi come fulgente olocausto della Patria, da plaga ideale onde riguardano gli eroi.
           Cara ventura oggi, in cui quasi sarebbe a benedirsi la menzogna, anche l'aspra menzogna, se ci procura sì dolce risveglio! Rimane tutt'ora la gesta luminosa del tuo valore di soldato, ma resta la tua vitalità fiorente e vittoriosa, resta il bene che si credeva perduto, e si ricupera con gioia più intensa e più viva.
           Vorrei essere un felice rapsoda, per cantare l'inno dopo l'epicedio; vorrei avere una cetra soavemente sonora, fu esaltata il peana della resurrezione dopo l'elegia! Torni, torni il sorriso sul labbro dei tuoi cari, e risplenda come un sole, perenne, sui mirti già irrorati di pianto! Torni il raggio della felicità, che un'ombra oscura per l'ultraneo omaggio accorato del mio cuore, offuscò per un istante.
           Ripete la Comune sapienza che un presagio fallace di sinistra vicenda, sia ottimo scongiuro contro la sventura. E tal sia l'augurio, Pasquale mio! Ad multos annos! E l'oroscopo incolpevole dell'inseparabile male, sia il carme alla gloria della vita, della vita tua, dal lungo cammino, sorriso dai fiori di tutte le vittorie, di tutte le bellezze, di tutte le gioie! Un abbraccio dal tuo
           UGO ADOLFO PENSIERI, Tenente del genio.
           

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           Io mi trovo bene di salute. Vi mando lire tre per abbonamento al giornale da oggi al 31 dicembre 1916. Saluti.
           TARASCHI GABRIELE, guardia di finanza, di Cavuccio
           

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           Quanto più si fanno aspri i combattimenti, più cresce in noi l'invincibile forza. In alto i cuori: noi dobbiamo vincere per la Patria e per il Re che è con noi e con noi soffre e spera. Facciamo miracoli.
           Mando saluti a tutti quei soldati d'Abruzzo che, come me, sono a combattere il nemico, e mando saluti alle loro mamme e alle loro spose, come saluto la mia povera vecchietta e la mia fidanzata: i miei amori, le mie ambizioni da cui ritraggo forza d'animo e forze di muscoli.
           DE MICHELE LIVINO, sergente, di Pescara.
           
           Mi giunge sempre gradito il suo caro Corriere e l'assicuro che neppure una copia va smarrita. Non mi è stato ancora possibile inviare il prezzo d'abbonamento. Invierò presto.
           Sto benissimo. I più affettuosi saluti con tanti augurii.
           REMO SFORZA, della R. Marina, di Teramo.
           

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           Vivi saluti!
           CARDAMONE GINO, cap., di Cavalleria, di Teramo.
           

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           Con molto piacere dal giorno 7 corrente ricevo il simpatico Corriere Abruzzese. Io sono qui molto contento e soddisfatto di potere leggere il nostro bravo giornale.
           Appena potrò fare il vaglia pagherò le lire tre per l'abbonamento, come avete annunciato, fino al 31 decembre 1916.
           Riflettendo meglio, poiché mi trovo in prima linea ed è difficile fare il vaglia, scrivo a mia madre perché faccia egli per me l'abbonamento. Un caro saluto. Vostro concittadino
           BUCCI LUIGI, Guardia di Finanza, di Teramo.
           

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           Sto bene. Invio a tutti cordiali saluti.
           TEREO EDOARDO, caporal maggiore, di Loreto Apr.
           

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           Sono arrivato questa mane benissimo e... il terremoto mi ha dato il benvenuto con una sensibile scossa sussultoria. Rassegnamoci a sentirlo chi sa quante volte.
           Saluti affettuosi.
           GUANCIALI PAOLO, sottotenente, di Loreto Apr.
           

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           Ringrazio vivamente mia madre che ha pensato a prendere per me l'abbonamento al Corriere. Mi sono arrivati i primi due numeri e che grande gioia è stata per me il potere apprendere notizie della mia terra e il potere leggere, nella pagina destinata ai soldati, notizie di tanti amici che sono anch'essi sotto le armi. Ci sarebbe, in verità, da esortare tutti a scrivere spessissimo notizie proprie sul Corriere. Caro direttore, voi siete doppiamente benemerito: perché col giornale date a noi notizie dei nostri paesi, e date pubblicità alle nostre lettere, ma ancora perché con la pubblicazione delle nostre lettere date a ciascuno di noi il piacere di sapere notizie degli amici che sono al fronte.
           Auguro che la vostra iniziativa abbia il meritato largo successo.
           Io sto bene e vi assicuro che i disagi mi fortificano.
           Quanti racconti si potranno fare in appresso! Quante cose belle vedute!
           DI BLASIO VENTURINO, caporale maggiore, di Civitella.
           

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           Ricevo regolarmente il giornale che leggo con molto piacere. Spero che tutti siate in perfetta salute come posso assicurare di me.
           Mando saluti a mamma, a papà, alla mia sorella.
           RAMONI VINCENZO, soldato, di Teramo.
           

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           Dalle rocciose vette del ...., mentre valorosamente combattiamo, inviamo i più cari saluti alle nostre care famiglie, ai parenti, alle fidanzate, agli amici cari.
           DI CARLO FRANCESCO, ciclista, di Torricella;
           CANTARELLI FRANCESCO, soldato, di Torricella.