I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato dalle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1916


Quelli che non muoiono. Erasmo Sarii

           
           Un altro mio amico e compaesano, che dalla comune vita destinata all'oblio, passa, morendo per la patria, alla vita immortale.
           Dura, tristissima necessità continua ad essere quella dell'immolazione della più balda, più rigogliosa gioventù alla salute sacra della patria, per una ostinazione della folle mentalità umana, a volere sempre usurpare violentemente i naturali diritti di popoli vicini o lontani.
           Ma tu, amico, non all'usurpazione hai sacrificati i tuoi giovani anni, ma alla più santa delle rivendicazioni, al più santo dei diritti santi; e come quello di un santo, come quello di Gino Ronchi noi ricorderemo per sempre il tuo nome.
           Non parole di conforto io rivolgo alla tua vecchia madre, che accasciata dal lutto vedovile, aveva in te l'unica speranza e l'unico sostegno; non parole di sollievo a quella che s'apprestava ad essere la fida compagna della tua vita: nessun conforto e nessun sollievo può recare umana parola a strazii che solo sente chi viene colpito nella parte più viva della propria anima.
           Ma pure un raggio di conforto, ma pure una stilla di sollievo e madre e sposa debbono ricercare nella sublimità della causa, per cui si soccombe: quegli è il più nobile che versa il proprio sangue per la guerra che ucciderà tutte guerre; quegli è veramente grande che muore consapevole della grandezza della propria morte.
           A te, Erasmo Sarii, come a Gino Ronchi, alitava nel cuore l'ideale dell'Italia compiuta, dell'Umanità più grande; e tutto tu hai dato alla Patria ed all'Umanità.
           La granata nemica che, mentre forte, sereno eseguendo tu lavori di trinceramento, ti ha colpito a morte, ti dava anche una nuova, fulgida vita: la vita del ricordo e della gratitudine del Diritto.
           Tu vivrai, oltre che nell'affetto di tutti i tuoi cari, nella perpetua vita del nuovo ordine fra le nazioni che, col tuo sangue concorri a creare; tu vivrai anche nel mio continuo ricordo e nelle mie povere pagine.
           Come in vita ti prodigai tutto il mio disinteressato e fraterno ausilio nei tuoi studi, così in morte ti prodigo il tributo riservato ai gloriosi martiri della più grande Umanità.
           Vivi, dunque; eterno, o glorioso amico caduto!
           Torino 24 maggio 1916
           ETTORE FELIX