I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato dalle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1916


Affettuosi sentimenti dei valorosi soldati pel nostro Corriere Abruzzese

           
           Egregio Direttore,
           La bella e nobile prosa che il sergente degli Alpini Silvio Sabatini, mio carissimo compagno di scuola, ha scritto per l'ultimo numero del vostro “Corriere”, oltre a dimostrare sempre più le fiere qualità patriottiche di questa nostra gente d'Abruzzo, rievoca anche nel mio cuore di soldato e d'Abruzzese un ricordo che sarà comune con quanti nostri comprovinciali furono come me alla fronte: l'amore ch'io lassù sentivo per la grande Italia di tutti gl'Italiani, e il nostalgico affetto per la più piccola Italia nostra del Gran Sasso, ch'era ed è fiera di dare tutte le proprie energie alla Patria comune. E non saprei dire tutta la soddisfazione ch'io provava quando, nella trincea fangosa, la posta mi portava il vostro “Corriere” che di questa piccola Italia mi parlava.
           Il soldato, anche di fronte a tanta grandezza di avvenimenti, non dimentica giammai i cari luoghi ove trascorse la vita, e per questo il “Corriere” che invece di copiare i grandi periodici, segue la vita regionale, discorre delle cose cittadine, e mette in rilievo le belle gesta e i bei nomi dei nostri comprovinciali, era infinitamente gradito da noi abruzzesi. Esso ci giungeva come un'eco di voci famigliari, come una visione del luogo natio, con un senso d'infinita intimità che, quando eravamo assolati nel piano o nella trincea, ci spingea a piegare la testa sul fido fucile, e nascondere sul braccio gli occhi inumiditi di tenerezza, perché ci faceva ricordare e sentire la casa lontana e il caro viso della mamma, della sorella, della sposa.
           Quante volte, Direttore, il vostro foglio, che di fronte ad un nemico che ci dava continui esempi di barbarie, risvegliava in noi tanti nobili sentimenti, benedicemmo!
           Possa esso vivere a lungo ed attendere la fine di questa guerra atroce, ma necessaria, continuando a tener desti nei cuori dei soldati d'Abruzzo i più nobili, delicati e fieri sentimenti, e riprendere poi, dopo la vittoria, il suo posto di combattimento: sentinella avanzata delle glorie e degl'interessi d'Abruzzo, che registrerà le nuove conquiste civili della nostra provincia e della gente nostra, nella grande Italia finalmente affrancata da ogni servitù.
           Questo è l'augurio ch'io faccio per voi, caro Direttore, per la vita sempre più prospera del vostro “Corriere”.-
           Aff.mo vostro
           Vincenzo Donadio, soldato di fanteria.
           

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           La bella e gradita lettera del soldato di fanteria Vincenzo Donadio fa degnissimo seguito alla lettera del sergente degli Alpini Silvio Sabatini, pubblicata nel passato numero.
           Noi siamo lieti ed orgogliosi che la nostra opera torni cotanto gradita ai figli d'Abruzzo, ai fratelli nostri, che hanno dato e danno continue, altissime prove di abnegazione e di valore in faccia al nemico.
           E l'augurio che il soldato Donadio fa al giornale per una vita sempre più prospera, al giornale che, con profondo senso di verità, chiama «sentinella avanzata delle glorie e degl'interessi d'Abruzzo», torna accetto al mio cuore, ed auguro anch'io maggiore prosperità al mio foglio alla cui collaborazione, dopo la guerra, chiameremo, nel supremo interesse dell'Abruzzo, non quelli che han gridato Guerra, guerra! e poi han messo in opera tutte le mali arti pur di imboscarsi in qualche modo, ma coloro che sono stati in mezzo al fragore della battaglia, tranquilli e sereni per l'adempimento dell'imprescindibile dovere.
           E il Corriere, con giovani collaboratori di idealità e di fede, come i soldati Donadio e Sabatini e cento altri, potrà più agevolmente tendere verso le auspicate nuove conquiste civili della nostra provincia e della nostra regione!
           T. B. STOPPA