I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato dalle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1916


Presso la tomba di Francesco Pellecchia

           
           Oggi ho compiuto un mesto e doveroso rito: ho gettato fiori sulla tomba di un valoroso teramano, del caro amico Francesco Pellecchia.
           Avanti ieri notte — erano le 24 — con tre compagni riguardavo una linea telefonica nei pressi d'un camposanto. Fui tentato di entrarvi. Un camposanto di villaggio, pieno di erbe alte, con qualche buca di granata cadutavi in tempi non tanto remoti, con due ossari diroccati, e molte croci abbattute: rudero anch'esso delle terribili battaglie combattute nelle sue vicinanze. Una croce di data recente mi convinse che anche lì fossero sepolti soldati nostri. Lessi: nomi appunto di soldati nostri. Girai fra le croci, ma nessun nome a me noto. Salutai e me ne riuscii.
           Fuori i compagni erano ancora «alle prese» con quel filo telefonico. La mia presenza era inutile. Del resto io sentivo che in quell'ora e in quella circostanza dovevo fare altra cosa. Internamente una forza ancora mi sospingeva verso il camposanto. Io non avevo visto tutto e avevo ancora bisogno di vedere, di sapere. Rivarcai il cancello del sacro luogo, con un compagno - un romano - e questa volta mi spinsi dietro gli ossari. Tombe recenti, qualche croce in pietra, qualche corona, un piccolo recinto rettangolare con una statuetta e alcune lapidi.
           C'era la luna in cielo, offuscata ogni tanto da una rada nuvolaglia. A quell'incerto chiarore mi provai di leggere le lapidi, ma mi fu impossibile. Il compagno accese un cerino. Lessi:
           Gli Ufficiali del ... Regg- Fanteria - a perpetuo ricordo - degli eroici compagni - che la vita - sacrarono alla Patria. -
           Questo nel centro, ai piedi della statuetta. Poi, in lato, a destra:
           Sotto Tenente Francesco Pellecchia- 21 luglio 1915- cadde sul M. Podgora - alla testa del suo plotone - valorosamente combattendo - per la Patria e per il Re.
           Divorai con gli occhi quella lapide e non potetti rattenere la mia intensa improvvisa commozione. — Era un mio comprovinciale, un mio buon amico — spiegai al compagno. Una lagrima, e riuscii dal camposanto col proposito di tornarvi di giorno.
           Oggi ho attuato questo proposito. Mi sono infatti riportato nel camposanto e sulla tomba del valoroso giovane teramano ho gettato fiori.
           Fiori di guerra, raccolti qua e là per le incolte campagne; fiori però pieni di fragranza ideale perché ad essi ho idealmente unito il pensiero e il saluto della famiglia, degli amici e della città natia del prode ufficiale. Il quale dorme il sonno dei gloriosi in mezzo ad altri gloriosi, in una terra di vittoria, al cospetto del Podgora che in una tragica notte lo immolò inesorabile e crudele, e che oggi gli sorride placato, silenzioso, solenne....
           Zona di Guerra 15-10.
           Pasquale Ritucci