Un aviatore abruzzese. Arrigo Rossi
Tutta la stampa si occupa di un intelligente, audace, fortunato aviatore abruzzese. É dovere nostro di dar notizia di lui e di rallegrarci con lui e con i suoi.
Il pilota aviatore Rossi Arrigo, nostro concittadino, figlio della nobile famiglia Alessandro Rossi e Filomena Cerulli, dimoranti ora a Silvi marina, nel 31 passato mese, dopo un furioso ed emozionantissimo combattimento aereo (a 3600) m. e dopo di avere adoperato tutte le virtuosità aviatorie, in fine compiva anche il pericolosissimo «cerchio della morte» per abbattere il suo nemico che cadde nella Valle del Vippacco. Fu encomiato dal colonnello Motta comandante della difesa aerea di . . . e dal colonnello Prandoni e presto sarà fregiato della medaglia al valore militare.
Egli si diede con arditezza ed entusiasmo alla carriera aviatoria fin dai primi albori della sua giovinezza.
Compì i primi voli nell'aerodromo di Cameri, campo civile, con monoplano «Gasbardini». Il 1. dicembre 1914 ebbe una disgrazia aviatoria, ma con intrepidezza continuò la sua carriera.
Scoppiata la guerra si arruolò nel Battaglione aviatore per divenire pilota militare. Dopo di aver pilotato Monoplano Blériot e Parasol Macchi, avendo dimostrato attitudini speciali, gli fu concesso pilotare ciò ch'era il suo maggior desiderio, l'agile e velocissimo apparecchio da caccia «Neuport».
Da parecchi mesi è al fronte ove compie il suo dovere con spirito d'abnegazione. Ha altri due fratelli ufficiali che trovansi anche loro sul campo della gloria!
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Il fatto che viene segnalato è della più alta importanza perché esce dall'ordinario e acquista luce di simpatia ed infonde ammirazione verso chi lo compì nei nome del forte Abruzzo.
Ecco quello che Achille Benedetti, scrisse sul Giornale d'Italia del 4 novembre:
«Anche in cielo si combatte. Nell'azzurro limpido volteggiano numerosi areoplani, i nostri tricolori, e quelli austriaci giallognoli. Gli apparecchi compiono le rispettive esplorazioni tra nuvolette di shrapnels delle opposte artiglierie. Il loro incontro è inevitabile. Con larghi voli a spirale si avvicinano gli uni agli altri. Comincia un combattimento aereo che fa stare tutte le truppe con il naso in aria. Nessuno più si cura di seguire il cannoneggiamento sulle linee nemiche. L'attenzione è rivolta alla lotta dei velivoli impegnata da principio fra tre apparecchi austriaci e cinque italiani.
Le batterie antiaeree, italiane e austriache, tacciono. Si impegna un combattimento di pura aviazione, di apparecchi gli uni contro gli altri con i mezzi propri, senza alcun concorso e cooperazione da terra: lotta esclusivamente in cielo.
L'emozione è intensa. Si seguono le spirali, le manovre audaci con un senso di angoscia. Chi vincerà? A poco a poco la lotta si restringe a due soli apparecchi: uno austriaco e un Neuport.
Gli altri velivoli continuano a volteggiare facendo scoppiettare le mitragliatrici, ma sono troppi distanti gli uni agli altri. Invece la lotta è vivissima tra due piccoli e velocissimi esploratori, l'austriaco e l'italiano. Gli aviatori cercano di avvicinarsi innalzandosi uno sopra l'altro. Tutte le virtuosità aviatorie sono messe in opera. Quello austriaco manovra per prendere quota sempre più alta. Sembra che prenda il sopravvento sul nostro piccolo neuportino, contro il quale sarà il nastro delle mitragliatrici.
Misericordia! Cosa succede? Vediamo il neuportino, che era riuscito ad innalzarsi sopra l'avversario, venir giù a picco, come se fosse stato colpito.
Il cuore sembra spezzarsi nel petto. É un attimo angoscioso. Dopo un secondo vediamo il nostro apparecchio risalire descrivendo una parabola curva alla rovescia, dal basso in alto. Compie il “cerchio della morte” e quando l'aviatore Arrigo Rossi di Silvi giunge alla pancia del velivolo nemico sentiamo il rullio della mitragliatrice italiana!
Poi il neuportino si innalza nel cielo sopra il nemico, come sicuro del fatto suo. Dopo qualche istante l'austriaco inizia una serie di voli a spirale per atterrare. Scende con una velocità eccezionale. Deve essere stato colpito. I due aviatori austriaci son costretti ad atterrare nelle nostre linee verso il Nad Logem!
I soldati accorrono da tutti gli attendamenti verso la località ove son caduti gli aviatori nemici.
Gli artiglieri austriaci che hanno assistito all'infortunio del loro compagno cominciano un violento fuoco di shrapnels, contro i raggruppamenti dei nostri soldati e anche contro i loro stessi compagni. I metodi di guerra del nostro nemico sono inesorabili.
Per terra giacciono i due aviatori nemici. Il pilota è ferito e il capitano osservatore è morto.»
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All'indomani dell'eroico fatto ecco come il coraggioso ufficiale comunicava al padre la sua soddisfazione per l'atto compiuto:
Carissimo Papà,
Questa mane finalmente ho avuto una delle più grandi soddisfazioni. Ho abbattuto un apparecchio nemico a sud di Gorizia. Il combattimento è stato emozionantissimo. La sorte mi è stata propizia. Il mitragliere e il pilota sono rimasti uccisi e l'apparecchio è precipitato giù.
Non ti do i particolari perché sono molto stanco con forte dolore di testa.
Questa sera ho dovuto scortare anche i Caproni nel bombardamento ad est di Trieste, perciò puoi figurarti il rombo del motore come mi ha stordito.
Salutami tutti. Baciandoti affettuosamente con mamma sono
aff.mo figlio ARRIGO
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Noi ci sentiamo veramente orgogliosi di questo giovine comprovinciale che si è recinta la fronte di tanta gloria, e mentre auguriamo con cuore fervido che fortuna lo protegga per l'avvenire, come l'ha protetto nel passato, il nostro pensiero commosso corre alla casa ove una gentildonna, sempre in trepida ansia, prega che il figliol suo diletto vinca gli ostacoli, superi ogni difficoltà nei gloriosi servizii che rende alla Patria, e venga presto il giorno in cui, a pace compiuta, possa tornare tra le fide braccia materne!
A donna Filomena Cerulli e al suo consorte Francesco Rossi le felicitazioni e gli augurii del Corriere Abruzzese.
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