I teramani nella Grande Guerra.
Il conflitto raccontato dalle pagine del Corriere Abruzzese
Anno 1917


Roberto Danesi

           
           Molti sono i giovani, amici nostri cari, che la immane bufera di guerra ha strappati dalla vita, straziando in modo indicibile animi e cuori di genitori e di congiunti, di parenti e di amici!
           Fra i più cari di questa schiera, ahimè quanto numerosa!, è Roberto Danesi, il giovane bello, il figlio dolce, l'amico tenero, per la cui morte la famiglia è nel lutto più angoscioso, più amaro, più terrificante!
           Ma non meno è la tristezza nell'animo dei compagni di giovinezza e di studii; non meno nell'animo di chi conobbe la bontà infinita di Roberto Danesi!
           Fra tante morti dolorosissime questa è la più dolorosa!....
           Amici dell'avv. Francesco Danesi, estimatori della famiglia di lui, vorremmo qui potere adunare le espressioni che più valgono a dare lenimento ad animi esulcerati; ma che possiamo dire al povero padre il quale si è chiuso in un mutismo che rende pensosi; che potremmo dire alla madre sconsolata i cui occhi han lagrime cocenti e il petto ha sospiri di strazio; che possiamo dire alle sorelle, ai fratelli i quali per le stanze vanno invocando: Roberto, Roberto?
           Non vi sono parole che valgano a fare impallidire la tragicità della sventura, nè a dare tregua all'infinito cordoglio che da essa deriva!
           
           Roberto Danesi con la chiamata della classe 1896 partì soldato, e fu incorporato in un reggimento d'Artiglieria di Montagna, ove, dopo il necessario corso, fu nominato sottotenente.
           Durante i 18 mesi di fronte egli prese parte a molti combattimenti. Mostrò coraggio e sangue freddo nell'offensiva austriaca del maggio 1916, come mostrò slancio ed ardore nella nostra fortunata controffensiva.
           Sul Pasubio, nel maggio scorso, ebbe l'onore, con la sua batteria, di respingere un attacco in forze austriaco, portando audacemente in prima linea i suoi pezzi.
           Più volte, per tanti atti di valore, egli fu encomiato e proposto per distinzioni, ma la morte, sopraggiunta improvvisa ed atroce, gli ha vietato così di vedersi sul petto il segno tangibile della riconoscenza della Patria, come di compiere altri atti di militare ardimento.
           Il giorno 23 dello scorso mese, alle ore quattro del pomeriggio, in un combattimento sul Pasubio venne orribilmente colpito da una granata, che gli asportò la gamba destra e gli ridusse in informe moncone la gamba sinistra.
           Scrive il Capitano della Batteria, cav. Buoni, al sindaco della città, che «appena caduto, invece di pensare a sè, ha rivoltò nobili parole di incitamento ai suoi soldati che erano accorsi per sollevarlo. Ai colleghi, con ferma voce ha parlato della famiglia, pregando di far sapere come era morto, preoccupato che qualcuno potesse crederlo altrove che non a fare il proprio dovere.»
           Nella lettera del capitano Buoni si legge ancora:
           «A me personalmente ha detto, con calma ammirevole, queste parole: al mio paese credono che mio padre sia un tedescofilo, e non sanno che io muoio compiendo il dovere e che ho altri tre fratelli che combattono sul Carso!»
           La notizia della sventura della famiglia Danesi ha prodotto in tutta la città una impressione di strazio e di sconforto, così che è un viavai di amici e conoscenti verso la casa toccata dalla sventura. E da tutta la regione giungono a fasci telegrammi e lettere di conduolo, attestazione di affetto e di omaggio.
           La salma di Roberto Danesi è stata tumulata nel cimitero dell'Artiglieria Divisionale in Streve di Vallarsa, in cassa di zinco e fossa di cemento; così, a pace compiuta, le spoglie del nostro caro amico potranno riposare nel cimitero della città natia, tra il profumo dei fiori coltivati dal vivo amore dei suoi e dall'affetto degli amici che non dimenticano.