6 Ottobre 1888 – n° 80
Il nuovo preside è giunto ed ha preso possesso della carica.
Egli è il cav. Tinelli, uno dei 73 di Villa Glori, di quel fortissimo pugno di uomini, di cui pochi rimasero in vita per vedere attuato ii loro ideale di Roma capitale d' Italia.
Lombardo, amico dei Cairoli, liberale non dell'ultima ora, sia il benvenuto in questa città, ove la tradizione garibaldina è tuttora viva.
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Com'è stato annunciato, partirono il Cristiani e il Benetti, partirono il Marchesini e il de Ferrari, ed a quest'ora saranno pure al loro posto, Toch in Arezzo, Chiarini a Velletri.
Seno dunque sei traslochi che il Ministero ha fatto in quest'anno, con le sembianze di una vera e premeditata ecatombe.
Si disse che il Benetti avea chiesto da parecchio tempo di avvicinarsi al suo Tirolo, il Toch domandava da tempo la Toscana; ma, e gli altri?
Noi crediamo che il Ministero abbia agito con poca riflessione dell'ordinare un cambiamento sì radicale di personale che rompe ogni tradizione e non reca punto utile alle scambievoli relazioni tra insegnanti ed allievi.
Certo, se fossero avvenuti dei gravi fatti, saremmo noi primi a batter le mani, ma poiché ciò non esiste, e la città era soddisfatta del buon andamento del maggior istituto scolastico che abbiamo, è evidente che per conto nostro non possiamo incoraggiare il Ministero della P. I. a fare altrove ciò che giustamente vien deplorato qui.
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Nel Congresso delle Cooperative di Bologna si è fatto un voto per l'abolizione del dazio-consumo, una tassa che spreme fin l'ultimo millesimo al povero contribuente.
Ma bisognerà che scorra ancora molt'acqua nel Tevere prima di veder abolita questa tassa, specialmente dopo le disillusioni del macinato. Piuttosto bisogna procurare di mitigarla, e sotto questo punto di vista accettiamo ben volentieri le seguenti osservazioni di un assiduo:
In questi giorni si nota un certo malumore nella classe dei proprietari, perché il nostro Municipio, contrariamente ad una vecchia abitudine, cioè quella di accordare una certa dilazione per lo sdaziamento del mosto, quest'anno esige il pagamento per intero nel momento dell'entrata.
Sappiamo pure che moltissimi di essi mandano le botti fuori per non rientrare il mosto in città, e non hanno torto, costando quasi più l'entrata che il genere, e per soprassello, privi della consueta facilitazione che da anni alleggeriva in parte il grave fardello dell'imposta.
Questa tassa – continua l'assiduo – applicata nella sua giusta misura dovrebb'essere in L. 3 pel cotto e L. 2,50 pel crudo, e non L. 4,50 oltre la metà del valore reale. In tal modo si aprirebbe la via al proprietario di rientrare tutto in città, ai rivenditori di non adulterarlo ed ai cittadini il vantaggio di goderlo; oggi in ispecie che il vino, bevuto con moderazione, è detto dai medici il farmaco salutare.
Non siamo di quelli che vogliono vedere la nostra amministrazione Comunale rovinata, ma questa tassa d'introduzione da noi è troppo gravosa!
Quando ad una povera popolazione non è dato di godere i benefici effetti di un buon raccolto che altro rimane a suo vantaggio? la miseria! e nel commercio l'inganno.
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La famiglia Scimitarra è stata vittima dei ladri che hanno rubato alla signora tutte le gioie ed oggetti di valore che aveva in un comò al secondo piano.
Da una quindicina di giorni il sig. Scimitarra si era accorto che una certa finestra ch'era solito a chiudere, veniva trovata aperta, ma non ci fece caso.
Ma, al 1. del mese, essendo stato occupato il secondo piano, da un nuovo inquilino, l'ing. Bondi e signora, questa si accorse che era aperto il tiretto, e ne diede conto immantinenti ai padroni di casa.
Corse la povera signora Scimitarra dalla campagna, per constatare il brutto tiro che le avevano fatto.
Un ragazzo, pur troppo di onesta famiglia che abita nella stessa casa, aveva segato col diamante il vetro di quella tal finestra che Don Domenico aveva trovata aperta più volte!
Quegli arrestato, confessò tutto alla P. S., sicché dovettesi procedere ad un altro arresto.
La P.S. è tuttora in moto per rintracciare gli oggetti alcuni dei quali venivano venduti per poche lire, come un orologio d'oro per lire 15.
Finora si sono riavuti degli oggetti per un migliaio di lire, ma il furto ascende a tre mila lire!
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Con recente disposizione ministeriale, il sig. Vincenzo Niccoli impiagato da otto anni nella nostra Intendenza è stato promosso a Ragioniere di 2. Classe, per merito di esame, con destinazione a Napoli.
Sappiamo che il Niccoli è uno di quegl'impiegati, abili e senza ciarlataneria che non si rimpiazzano facilmente, e crediamo per questo che il Ministero lo ha destinato in una delle migliori residenze del regno.
Sappiamo pure che egli si sta adoperando per rimanere a Teramo.
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Due bravi magistrati sono stati traslocati da Teramo con l'ultimo bollettino: il Mazzoni, uno dei più dotti giudici del nostro Tribunale, va in Ancona, e il Buifoni a Rovigo.
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Ci scrivono da Città S. Angelo ch'è molto vivo il dispiacere che sente quella cittadinanza per l'inatteso trasloco del direttore di quella Scuola normale prof. Ginesi.
Il Ginesi è uno di quei coraggiosi che misero in pericolo la vita nelle inondazioni dei Salino e della Piomba, or fa un anno, nella nostra provincia.
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Il Municipio di Teramo ha preceduto alla 33. estrazione del prestito 1872.
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Da Torino viene segnalato che sono in circolazione scudi falsi di Luigi Filippo, col millesimo 1841 e di Vittorio Emanuele colla data 1871. Dei pezzi da due franchi coll'effigie Napoleone III, millesimo 1876, e pezzi da cent. 50 coll'effigie stessa e millesimo uguale.
Dette monete mirabilmente falsificate, hanno il peso giusto, il colore naturale. Sono di piombo, ricoperto con una sottilissima foglia di argento.
Circolano poi biglietti falsi da L. 100 della Banca Nazionale, a venti la serie 1 e n. 363, e dei boni da L. 5, serie 32 e n. 103,075.
I primi sono riconoscibili allo spessore della carta ed al colore rosso più carico dei biglietti veri. I secondi sono imperfetti nel disegno e sono fatti con cattiva carta.
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Per il giorno 8 corrente è convocato il Consiglio comunale in sessione ordinaria, ma i consiglieri non hanno ricevuto ancora l'ordine del giorno, né l'ha ricevuto la stampa.
Ad ogni modo manifestiamo un desiderio ch'è generale in città, che cioè il Cordiglio comunale si occupi toto corde delle case Pompetti - di Francesco che deturpano l'edilizia nel bel mezzo della città.
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Col 16 corrente saranno applicati a Chieti ed a Teramo i nuovi regolamenti sulla prostituzione.
Le case di tolleranza non saranno più sorvegliate se non per l'ordine pubblico e l'igiene, ma le loro abitatrici non saranno più soggette alla visita.
L'attuale ufficio sanitario è abolito, ma il personale rimane per il Dispensario celtico creato dal nuovo regolamento, e mantenuto dal Governo.
I reclami contro l'ufficio di P.S. si fanno ad una commissione, composta dal sindaco o da un consigliere comunale, da un ufficiale dei RR.CC. e dal pretore. (Il consigliere comunale delegato per Teramo e il Dr. Gaspari).
Il regolamento Crispi stabilisce la piena libertà delle donne nelle case di tolleranza, e non vale a vincolarla nessuna obbligazione o debito che abbia contratto col conduttore.
I dispensari celtici sono aperti a tutti per le gratuite consultazioni, ma le farmacie addette a questo servizio danno le medicine gratis solo ai poveri.
E' una riforma che ha molti lati buoni. Vedremo se nella pratica riuscirà, specialmente in quanto riguarda l'igiene pubblica.
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