Il Terremoto nella Marsica del 1915


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     Il terremoto che ha lasciato traccia più profonda è quello del 1703. Racconta il Palma (vol. 3 pag. 279). «Cominciò questo a farsi sentire in Dicembre 1702, e ad ingerire apprensione pe' disastri già cagionati nel Principato Ultra e nella Contea del Molise. Ma dalle due ore della notte precedente ai 14 gennaio sino ai 2 febbraio 1703 alle ore 18 gli scotimenti furono così violenti che alcuni edifici caddero, ed altri molti rimasero maltrattati. Abbandonate le case, si ridusse ognuno a passare le fredde notti di quella stagione sotto le tende. Ecco perché dai 14 gennaio ai 2 febbraio, ad ore 2 della notte, si suonano in Campli le campane, e ciascuna famiglia sì gitta in ginocchio a pregare il Signore, onde tenga lontano somigliante flagello: ed in Teramo nel giorno 2 febbraio si sospendono maschere, festini e teatro». Fu però tale e tanta la paura che fino al 31 marzo non si radunò più alcun Consiglio pubblico e la prima volta fu tenuto in piazza.
     Altro terremoto degno di nota è quello del 28 luglio 1799. Una forte scossa si udì al tramontare del sole di quel giorno, durò per diversi minuti ed essendosi ripetuta la notte, gli abitanti spaventati si raccolsero nella piazza grande e fuori la città. Non si ebbero a lamentare danni, ma anche allora la paura fu molta ed i Teramani in ringraziamento si indussero a preparare una festa a S. Emidio, che durò tre giorni e fu splendida per varietà e ricchezza di illuminazione. In quei giorni, mentre Francesi e Borboni si disputavano il potere, Teramo soffriva le scorrerie dei banditi, a capo dei quali era il famoso Generale dei Colli. Questi, avvertito del gagliardo terremoto, da lui non sentito perché immerso in bagordi, ordinò che contro l'inopportuno fenomeno si sparassero, e furono veramente sparati, più colpi di cannone.