[Elenco dei Nomi]

(...segue) D'Alfonso Vincenzo
vescovo, Atri (5-1-1881).

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le scuole. In effetti, avendo il d'Alfonso chiamato nel 1848 in Seminario una schiera d'insegnanti egregi, tra i quali Rafaele d'Ortensio, dovette l'anno dopo, succeduta cioè la reazione, licenziarli tutti. D'allora in poi, il seminario di Penne decadde dall'antica sua reputazione, dissimile in ciò da quello di Atri che ha conservato sempre splendide tradizioni. Era amante del fasto (ed i suoi nemici dicevano anche delle belle donne): era elegante in casa ed in chiesa. Le chiese madri di Penne e d'Atri devono a lui qualche cosa. Andava pazzo per la musica, quantunque egli stonasse maledettamente: fuvvi un tempo in cui la cosiddetta cappella della cattedrale di Penne era tra le più reputate degli Abruzzi, grazie alle copiose elargizioni di monsignor d'Alfonso. Fu uno dei pochi vescovi del mezzogiorno, che si salvarono dal domicilio coatto. Nel 1860 intese i tempi e li seguì, cambiando subito quella specie di Ministero responsabile che avea attorno. A capo del nuovo Ministero chiamò Luigi Dionisi che lo consigliò bene e lo sottrasse alla reazione liberale. Fu il canonico Dionisi che lo condusse in Pescara ad inaugurare e benedire, alla presenza del primo re d'Italia, la nuova ferrovia adriatica. Insignito della commenda dei ss. Maurizio e Lazzaro, se ne volle fregiare pubblicamente in una sacra funzione, e n'ebbe rampogna dal Vaticano. Se avesse voluto, non gli sarebbe mancato un seggio nel Senato del regno, anzi si dice che gli fosse offerto. Partitosene il Dionisi, il povero d'Alfonso fu circondato di bel nuovo da preti o reazionari od ignoranti, sino a che il Vaticano dichiarandolo non più atto, gli mandò un coadiutore in persona del Martucci che oggi gli succede di diritto. Egli certo non ne dovette aver piacere, e si ritirò in Atri, in quella Atri che gli s'era addimostrata

(segue...)