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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Teramo (28-1-1882). Colpita da crudo morbo che da molti mesi ne straziava il delicato organismo, moriva, a 33 anni, la mattina del 26 poco dopo mezzodì. Moriva rassegnata, come era stata nel fiore della vita. Moriva chiedendo due cose: il conforto religioso, e l'ultimo bacio del marito, ch'era stato l'ideale della sua travagliata esistenza. Ma, ahimé! ebbe, anelante, il primo, non ebbe il secondo. - crudeltà del destino!... Il comm. Costantini, che pochi giorni prima l'aveva lasciata col cuore pieno di speranze, avea ricevuto il giorno avanti un telegramma, ed era partito la sera da Roma, in uno stato da far pietà. Il ministro stesso volle che qualcuno l'accompagnasse nel viaggio. Il fratello Gaetano, il senatore Irelli, e poi altri amici, gli andarono incontro, ed a noi, proprio a noi, toccò il tristissimo ufficio di rivelargli la catastrofe di pochi minuti prima! Povero amico! In quel momento gli si dileguò tutto un romanzo di sedici anni, tutta una storia di gioie e di dolori, nella quale la dolcissima Amalia gli era stata compagna affettuosa, amica costante. Imperocché, questa signora che la Natura ha ucciso proprio oggi che avrebbe potuto esser contenta, era un tipo di donna virtuosa. Paziente, modesta, rassegnata, caritatevole, affettuosa, sempre eguale sia nelle avversità che nella buona fortuna, era da tutti stimata, da tutti amata. Bellissima fra le signore teramane, era un tesoro di virtù e di dolcezze, che tutti guardavano con occhio di simpatia e di ammirazione. A ciò principalmente è dovuta la solenne dimostrazione di dolore, cui ieri mattina prendevan parte, con mirabile spontaneità, tutti gli ordini della cittadinanza. Autorità, funzionari pubblici, persone d'ogni classe, istituti scolastici, pubblici e privati, rappresentanze di società
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