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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
prefetto, Teramo (2-8-1882). [Inizio Voce]dimentichi pur troppo dei grandi favori da lui ricevuti, - avranno dovuto esclamare innanzi al dolore spontaneo di tutto un popolo: Oh! quanto assai meglio di noi era quest'uomo!... (2-8-1882). La morte del Prefetto Lipari - La morte del povero comm. Lipari fu improvvisa, per sincope. La sera di sabato aveva scherzato con gli amici, con la sua signora, con tutti; aveva parlato di politica, di cose d'ufficio e di altro. Pareva che in quella notte il malore che lo travagliava da parecchi mesi, specialmente nelle ore notturne, volesse tacere. Ma, dopo mezzanotte, andato a letto, eccolo di nuovo martoriato da forti dolori al petto e da respiro affannoso. All'una e mezzo ant., senza che niuno se ne accorgesse, si abbandonò nelle braccia dell'amico Passeri, ed il povero Lipari, era già spirato. Accorse il Dott. Urbani ma solo per costatarne la morte! Nelle prime ore del mattino la funebre nuova si sparse per la città, e rattristò tutti. Prefettura e Deputazione provinciale ne furono profondamente commosse, e si diedero attorno per il da farsi. Il consigliere delegato conte Contin, alle 7 ant. di domenica, dava la triste nuova al Ministero dell'interno, e poscia a tutt'i sindaci della provincia, che, al pari di noi, ne furono percossi. Il cav. Palumbi ed il cav. Savini si costituivano nell'ufficio della Deputazione provinciale per provvedere ai funerali che poi con gentile pensiero la Deputazione stessa deliberava di fare a spese della provincia. Il cadavere intanto stette sul letto, in atteggiamento calmo, sereno, come di chi dormisse, tutta la domenica, e nel mattino di lunedì fu collocato nella cappella ardente, parata bellamente a gramaglie. Questa è sorta in uno dei salotti del palazzo prefettizio, diretta dall'ing. Corti e dal sig. Romoli del Genio civile. Il cadavere
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