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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
senatore (15-8-1883). [Inizio Voce]discusse, e fece approvare il progetto della ferrovia che da Napoli muovesse per gli Abruzzi sino a' confini romani. Allora sentì di aver raggiunta la meta delle sue aspirazioni col bene di queste nostre contrade. Ottenne il rescritto di approvazione, ed altri otto successivi rescritti pel Governo di Napoli. Sacrificò capitali, fece eseguire con meravigliosa attività studi e verifiche delle località, pubblicò memorie e documenti, corse a Parigi, e stipulò il contratto con la società Labot e C., depositò cauzione, approntò tutto, e quando tutto era fatto, la Maestà di Ferdinando II, per paura che non fosse fatta anche la luce, con una parola distrusse tutto! Che disillusione amara per quell'uomo generoso che tanto aveva faticato, speso e sagrificato! E dire che una dignitosa e sdegnosa protesta contro questa indegnità reale mancò poco non costasse la libertà al barone de Riseis!... E che non fece per l'incremento delle industrie e della agricoltura in questa nostra Provincia? Lo dicano le opere da lui pubblicate, le corrispondenze continuate co' più illustri scienziati, fra cui il marchese Ridolfi di Firenze, Biasoletti di Trieste, ed altri, ed i viaggi non mai interrotti da' quali apprendeva sempre per riportare macchine, congegni, e quanto altro servisse al miglioramento delle nostre terre. - Lavoro, lavoro e sempre lavoro. - Ecco la vita di quest'uomo che senatore del Regno d'Italia, il giorno che non poté più lavorare si addormentò nella pace del sepolcro. Oh! sì che innanzi a tanta operosa rettitudine abbiam l'obbligo di chinar la fronte, e giurare eterna venerazione. - Lo stesso Diogene al suo cospetto avrebbe deposta la lanterna, ed esclamato: Ecco un uomo!... (avv. C.C.)
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