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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
benefattore, Teramo (1-3-1884). Mercoledì ultimo, un'altra tomba si apriva, e questa volta bagnata di lagrime dalla parte più bisognosa della cittadinanza. Dopo non lunga malattia, si spegneva, benedetto da tutti, il sig. Bernardo Savini. Quel vecchietto che ciascun di noi vedeva tutti i giorni in un legno di famiglia a fare la consueta passeggiata dietro le mure, fu accompagnato jeri l'altro all'ultima dimora da uno stuolo di operai della Società operaia e di poverelli, in mezzo ai quali raccoglieva, in vita, le più vive simpatie. E ben a ragione, avvegnacché nessun altro sia stato più di Bernardo Savini l'amico delle classi non abbienti. In fin d'anno, la sua parte del vistoso patrimonio di casa Savini era spesa tutta nel soccorrere i poveri vergognosi e gl'infermi, e nel pagare le pigioni a chi non aveva un tetto ove ricoverarsi. Quante lagrime sono state asciugate, quante vergogne ricoperte, quanti dolori risparmiati, mercé la mano benefica di questo ricco signore! Ci si dice che egli, pria di morire, abbia voluto che i suoi eredi continuino per due o tre anni, a soccorrere quelle famiglie da lui sollevate finora. Noi ce ne compiaciamo, e viviamo sicuri che non sarà chiuso, con la morte di Bernardo, il libro della filantropia in casa Savini.
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