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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Castellamare A. (10-10-1888). Castellamare adriatico 6 ottobre - Un morbo lento, insidioso ribelle ai più mirabili trovati della scienza troncava, nell'ancor verde età di anni 37 l'esistenza di Angela Capochiani virtuosa compagna del signor Adolfo Cocco, capo di questo Uffizio Postale. Niuno può ridire quale lenta agonia per più mesi la travagliasse; niuno può descrivere con quanta coscienza ed affetto l'inconsolabile marito vegliasse trepidante ed ansioso. Di nobili sentimenti, educata al culto degli affetti domestici, di animo dotato da inesauribile bontà, la povera Angela non aveva altre cure che pel marito e per i figli e non viveva, che della loro vita. Essa fu mai sempre la sposa tenera ed affettuosa, la madre esemplare, la donna adorna di ogni civile e cristiana virtù; essa lascia in quanti la conobbero un largo retaggio di affetto e di rimpianto, ai figli una via luminosa di belle virtù da seguire, nel cuore del desolato consorte un vuoto che nessuno potrà mai calmare. E ne ha ben donde! Ché nel volgere di pochi anni morte inesorabile rapivagli (lui lontano) il padre, un fratello ed un angelo di bambina. Triste e sconfortato nel suo dolore non avrà più accanto a sé l'amata consorte che gli dia coraggio, che soffra e che pianga con lui. A questo uomo che l'avverso destino, ha temprato ai più forti dolori col colpirlo nei più santi affetti umani, sia di conforto e gl'infonda forza e coraggio la memoria della compagna perduta, l'affetto dei suoi amici che con noi tutti prendono parte al suo immenso dolore. E tu anima benedetta, abbi pace, che se la Provvidenza non ti concesse lunga dimora quaggiù, permise però che iniziassi i tuoi figli a quelle virtù che ti adornarono. Essi ti imiteranno e tu da quelle regioni, ove il tempo non ha più misura, continuerai ad inspirare nell'animo loro ogni più nobile e generosa azione. Vale. (C. Michelesi)
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