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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Atri (9-2-1889). L'alba del 2 febbraio spuntò triste per noi: Luigina Arlini, modesto fiore di bontà e d'ingegno, cessava di vivere. Dotata di animo gentile, colta, educata a nobili sentimenti, abbellì la vita d'una delle più preclari virtù, la carità cristiana, e si rese benefica ai poveri, diletta ai parenti e cara a quanti la conobbero. Ma ai suoi giorni insidiava un fiero morbo, i cui strazii ella soffrì rassegnata per tre anni, e che ne spense la preziosa esistenza. Non valsero a salvarla le cure più amorose, e appena ventenne scende nel sepolcro tra la desolazione dei genitori e il generale rimpianto. Esequie solenni furono celebrate all'eletta sua anima, e per la mesta cerimonia il chiar. prof. G. Cherubini dettava belle commoventi epigrafi, che la famiglia ha comunicato ai suoi amici nella lettera di partecipazione. (P.) - "Addio, povera Luigina! A vent'anni tu lasci la terra, quando una dolce primavera avrebbe per te dovuto essere la vita. Ma il puro giglio della convalle abbatte l'uragano, come la rovere annosa; e la falce della morte, inesorabile, miete giovani e vecchi, nobili e plebei, poveri e ricchi. Io non t'ho potuto abbracciare, io non t'ho potuto baciare sulla gelida fronte l'ultima volta; non t'ho potuto ricordare, a renderti men triste l'ultima ora, i cari giorni passati insieme in collegio, le tenere confidenze, le scambievoli promesse, gl'innocenti sogni per anni carezzati: e questo accresce il mio tormento. Chi può ridirle le tue virtù? Eri buona, eri modesta, e l'animo avevi sensibilmente alle altrui sventure; però grande è il desiderio che lasci di te, universale il compianto! A me vivamente impressa resterà in core la tua memoria e per sempre; sacra l'avranno quanti ti conobbero pia, amorosa, gentile. Sol chi non lascia eredità
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