[Elenco dei Nomi]

(...segue) Tinelli Luigi
preside, patriota, Teramo (5-7-1890).

[Inizio Voce]


all'onor dei miei compagni e mio che alla veridicità storica il rilevare. Ella fa dire a Garibaldi quelle parole che ho trascritto in corsivo, che il Generale non disse, e che - mi perdoni l'illustre narratrice - egli non avrebbe mai detto, neppure nell'impeto del primo dolore all'annunzio della morte del Cairoli. Io fui uno di quei messaggeri di cui ella parla. Non mi ricordo il nome di tutti gli altri; ma due di essi erano senza dubbio i veronesi Veroi e Tirapelli; non eravamo più di cinque. Ecco dunque come andò il fatto. La notte fra il 23 e 24 ottobre, dopo che furono raccolti dal campo della mischia i feriti e il cadavere dell'eroico Enrico, dai superstiti radunati nella casa signorile di Villa Glori si deliberò, dopo non breve discussione presieduta dal Tabacchi capo della prima sezione, di abbandonare la posizione che era rimasta in nostro potere, sperdendoci a piccoli gruppi verso il confine. Ogni ulteriore difesa, così pochi e privi di comunicazione con qualsiasi corpo dei volontari contro un nemico che sarebbe uscito alla mattina da Roma con forze poderose, sarebbe stata temeraria, perché non avrebbe potuto condurre ad altro risultato che a questo: o di farci tutti ammazzare, o di arrenderci. Ci parve inutile spender senza nessuno scopo la vita; e aspettare di esser fatti prigionieri del Papa ci parve peggiore di ogni morte. Così a tarda notte lasciammo il campo alla spicciolata, offrendosi tre dei nostri a rimanere presso i feriti. Non tutti furono fortunati di attingere il confine; alcuni presero la via di Roma; e non pochi caddero prigionieri. Il mio amico Francesco Tateo e io potemmo prendere il confine a Passo Corese in sul tramonto di quel giorno. 24. Quivi trovammo alcuni dei nostri compagni, e altri sopraggiunsero. Tra i primi a venirci incontro, fu il

(segue...)