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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
avvocato, professore, Napoli (16-11-1892). [Inizio Voce]lavoro, nella virtù, nel carattere, nella vita. Discorso commovente e nella forma semplice e nei concetti affettuoso questo del sig. Ghiotti che lo pronuncia da oratore provetto quantunque gli sanguinasse il cuore nel rievocare la cara imagine del suo adorato maestro. L'Associazione per M.S. fra gli operai che si onorava di ascrivere il De Tullio nell'albo dei socii onorarii, volle che un suo delegato portasse il mesto e reverente saluto alla cara memoria dell'amato consocio. L'oratore considera il de Tullio come un lavoratore eminente; ricorda le conferenze tenute a Città S. Angelo sui beneficii della cooperazione ed a Teramo per festeggiare gli splendidi risultati ottenuti dai lavoratori della nostra Provincia nell'ultima Esposizione operaia. Ricorda le lotte combattute e vinte per opera di un lavoro incessante e tormentoso; i trionfi ottenuti senza l'aiuto della fortuna, e conchiude dicendo che il commemorare il de Tullio è un conforto che contiene in sé i germi della disperazione col dimostrare l'immensità della perdita, un conforto che tradisce l'ironia della natura, la quale, artefice insuperata di prodigi, è troppo spesso distruttrice di sé stessa; e mentre accarezza la statua che plasma con arte divina e l'adorna e l'infiora, quando è poi compiuta e si anima come divenisse invidia dell'opera propria le lancia contro il fatidico martello, non già per gridarle "parla" ma per infrangerla e dannarla al mutismo eterno della tomba. Con questo splendido discorso ha avuto termine la mesta ed affettuosa cerimonia. La commozione nel pubblico è stata profonda, immensa. Ai desolati parenti dell'estinto valga di conforto il pensiero altamente civile che dalla vita pubblica vota nel silenzio del tetto domestico e dice che la morte di Vincenzo De Tullio fu pubblico lutto e pubblica sventura!
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