|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
scienziato, Teramo (28-12-1892). [Inizio Voce]segreti della scienza che da natura s'informano. E il buon Raffaele, docile ed attento, seguiva le tradizioni di famiglia e inspecie le orme profondamente segnate dall'Abate. Un altro egregio cultore di scienze varie Ignazio Rozzi, del quale anche qui tra le lagrime e lo schianto del cuore disse le lodi il nostro venerato maestro Vinciguerra (Quante care memorie in una!), il Rozzi lo perfezionò nelle discipline predilette. Non solo dalle tradizioni di famiglia, non solo dalla scuola trasse profitto il giovane Raffaele, ma dagli esempi anche dei suoi dotti concittadini, i quali ancora in molti fiorivano della valorosa schiera del secolo passato come i Thaulero, i Cornacchia, i Nardi, i Palma... Ma Raffaele dall'animo buono e candido, desideroso d'apprendere, ebbe le maggiori accoglienze liete ove lo zio Abate aveva lasciato tanto tesoro d'affetti, in casa Delfico, casa di dotti aperta ai dotti. E là Melchiorre e Orazio e Gregorio fecero della loro compagnia il nipote del dotto Berardo. Oh il buon vecchio con quale dilettanza ricordava negli ultimi tempi gli atti carezzevoli e le parole amorose in quella famiglia usatigli nei giovani anni! Egli faceva tesoro dei loro sapienti convegni e passava dalla biblioteca al giardino, ricco di fiori e di piante rare pel nostro cielo. Così passo per Raffaele il primo quarto di secolo. Maturo già per studii superiori, gli andò a compiere nell'Aquila, allora sede di sicure discipline universitarie. Ne tornò con la laurea di farmaceutica e di scienze naturali. Dal trenta divise le sue cure assidue tra queste scienze e i suoi cari. Più e più volte percorse la nostra provincia dai monti al mare e suo amore continuo furono i campi. Seguendo l'esempio di Orazio Delfico e del zio Abate fece più d'un ascensione al Gransasso, ora solo, ora in
|