|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
sacerdote, insegnante, Colleminuccio (3-2-1894). [Inizio Voce]del Ruscitti tennero l'uno in Nereto e l'altro in Collevecchio. Autoritario come tutti dell'età sua, si servì del principio al solo intento di giovare i giovani; e il numero immenso de' suoi allievi, fatti uomini, rispettarono e venerarono il vecchio maestro. Ma le fatiche della scuola, in cui metteva l'anima intera, e le pratiche del suo ministero che compiva con coscienza serena di apostolo, minarono la forte fibra di lui; e l'età e la salute non dandogli più la forza necessaria a seguitare per la sua vita, cedé alle insistenti premure de' diletti nipoti e si ridusse in Colleminuccio, dove l'aspettavano le cure più sollecite e più affettuose da parte de' suoi. Ma non smesse la vecchia e cara abitudine d'insegnare, indebolito nella vista e minato lentamente da paralisi, ribelle a ogni risorsa della scienza, consevò una lucidezza mirabile nelle facoltà della mente e attorno a lui si raccoglievano con religione i giovani nipoti, e quanti traevano nella sua ospitale casa. Ed aveva per tutti una parola, un ricordo, un motto di spirito la cui lega non avevan per nulla guastato la tarda età e le infermità del corpo. Morendo ha sentito di morire, ma né pianti, né strazi. La vita gli fuggiva e il suo spirito festoso si volgeva ai nipoti che piangenti circondavano il suo letto. Ed ora egli non è più che un ricordo, ma un ricordo che non si cancellerà dall'animo degli amici e che vivrà nell'animo dei nipoti, i quali nella vita intera del loro zio hanno una norma chiara e sicura d'ogni virtù domestica e civile. (I.)
|