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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
politico (22-12-1894). [Inizio Voce]giungevano all'orecchio come il singhiozzo del pianto, cagionando al petto una stretta di dolore, mentre il ciglio era molle di lagrime! Seppi che quello era uno spontaneo, generale attestato di ossequio e di rimpianto, che si rendeva alla memoria di un uomo, ch'era considerato come il padre dei poveri, strappato crudelmente e troppo per tempo, all'affetto di una cospicua famiglia del Passo, designata questa a grandi destini nella gerarchia ecclesiastica per virtů e per forza d'ingegno del suo capo, ma, pur troppo, ahimé! fatto segno di ferali colpi della morte. Sono accorsi da Civitella del Tronto, da tutte le ville e le parrocchie del comune e dei paesi circonvicini compagnie, sodalizi, istituti di beneficienza, scuole, autoritŕ, una popolazione intera, a rendere gli estremi onori alla memoria di quest'uomo. Si rimpiangeva in tal modo, e degnamente, la immatura perdita del signor Gio: Battista Averardi, consigliere comunale di Civitella del Tronto, avvenuta repentinamente tra le braccia della impietrita consorte Emilia, nella notte del 16 al 17 corrente, senza che profferisse parola, e senza che l'ultimo, avido sguardo fruisse della vista dei cari figli e del dilettissimo fratello Monsignor Nicola, che trovansi in Roma, una figliuoletta in Ascoli, una sola rimasta in casa a soffrire tanto strazio. Forte e robusto della persona, l'Averardi č morto a 57 anni, vittima di una maledetta bronchite, che, in questi ultimi tempi, aveva modificato visibilmente quel carattere tanto espansivo, tanto geniale e tanto piacevole con tutti. Dai sospiri angosciosi, che, da quell'anima, a volta, prorompevano, si leggeva l'interna sofferenza di quel cuore, che spesso presagiva approssimato il suo ultimo palpito. A troppo grandi dolori egli era sopravvissuto, ma alfine la sua tempra, che
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