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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
deputato, Teramo (29-12-1894). [Inizio Voce]né odii; gl'impeti generosi della sua natura vinsero, come sempre, ogni altro sentimento e perdonò agli aperti e coperti nemici suoi per amore di quello che fu il più alto dei suoi pensieri, il più costante ed il più puro degli affetti suoi, per amore della patria comune. Negli spasimi supremi dell'agonia è l'immagine radiosa di questa patria che gli ondeggia dinanzi, gli sorride e ferma un attimo la sua vita fuggente ed egli in quell'attimo benedicendolo le chiede di tornare a lei, di accoglierlo nel suo grembo, di dormire in grembo a lui il sonno eterno. Le tue ossa, o concittadino nostro magnanimo, posano ora qui, accanto a noi e su di esse spande le sue ali candide la pace infinita; i sacri silenzi della morte circondano il tuo corpo muto ed esangue; ma sarà sempre sacro a noi, ai figli ed ai nepoti lontani il tuo nome, sempre cara sarà l'immagine tua: la nostra venerazione ricercherà ognora commossa nella tua tomba l'altare della auspicata, futura nuova vita di questa città! Atri, dicembre 1894. (Avv. G. Quintilii)
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