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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
vice-cancelliere, avvocato, Teramo (30-1-1895). Nella scorsa settimana, in Teramo, un mesto stuolo di amici con la bandiera abbrunata della vecchia Società operaia, accompagnava la salma di Giovanni Rubini, morto dopo lunga e penosa malattia. Dal discorso che pronunciò il vicecancelliere sig. Martucci fuori Porta Reale, stralciamo i punti più importanti della vita del defunto. Nato il Rubini in Teramo il 15 ottobre 1826, compì celermente i suoi studii, facendo tesoro delle preclare doti del suo versatile ingegno, tanto che all'età di poco più di 21 anno otteneva la laurea in giurisprudenza nella R. Università di Napoli. Intraprese subito l'esercizio dell'avvocatura, ma non sentendosi per la sua indole attratto dalle incruente battaglie di questa nobilissima professione, pensò di spiegare la sua fenomenale attività in un campo del resto affine. Con Decreto Ministeriale 11 marzo 1858, in seguito a ben difficile esame per pubblico concorso, fu approvato primo commesso di cancelleria nella gran Corte criminale di questa città. Caduto il governo borbonico, ben presto la nuova amministrazione riconobbe i rari pregi di funzionario in Giovanni Rubini, e con Decreto Reale 6 aprile 1862 venne nominato sostituto cancelliere nel nostro Tribunale circondariale, e dopo tre anni nominato vice cancelliere nell'istesso Tribunale civile e correzionale. Percorse quindi rapidamente le varie categorie del suo impiego, e da Teramo passò al Tribunale di Lanciano, indi a quello di Aquila e in fine a quello di Bari, finché nel 1 ottobre 1885, dietro sua domanda, venne collocato a riposo. Restituitosi in questa sua città natia, non volle rimanersene inoperoso; tornò a farsi iscrivere nell'albo degli avvocati, e per quanto la tarda età e gli acciacchi di salute gl'impedissero di
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