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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Teramo (7-3-1896). [Inizio Voce]la donna. I propugnatori delle più larghe leggi agrarie e delle più ampie libertà politiche dell'antica Roma, gli antesignani delle dottrine dell'uomo di Galilea, i Gracchi, non sarebbero stati così completi senza la educazione della madre Cornelia. Giuseppe Mazzini, il più grande fattore dell'unità d'Italia, versa bambino pei proscritti d'Italia, presente la madre, Maria Drago, tutto il peculio serbato pei giuochi infantili. E così dicasi della famiglia Cairoli, e così della famiglia Di Benedetto. Giorgio Byron invece fu infelice nella vita di famiglia perché ebbe cattiva madre. E l'alta missione della famiglia intese la povera signora che ieri ha lasciato la famiglia nel lutto. Nata da civile famiglia in Pescosansonesco nel 1823 fu giovinetta in Aquila coi fratelli, che vi attendevano agli studii professionali, e ivi s'ebbe civile educazione. Accasatasi con Orazio Angelini in Teramo lo perdé giovanissimo; e quattro dei cinque figli, speranza e conforto suo, le furono rapiti nel fiore degli anni. Ed ella non maledisse, forse impietrì, forse il dolore le avea esaurito le lagrime per darle una eterna espressione di dolore più potente delle lagrime, come la Niobe della leggenda che contro i fulmini di Giove protesta col raccogliere a se intorno i figli morenti, e colla manifestazione di un dolore che è quanto di più sublime ha la passione umana per la sventura patita contro i prepotenti dominatori degli uomini. E la espressione di dolore le rimase per sempre nell'anima e nel viso, ma non declinò, e dalle sventure trasse novelle forze, novello coraggio per compiere la sua giornata, come Anteo che atterrato da Ercole prendeva novello vigore col toccare la madre terra; avea un'altra figliuola che doveva guidare nella vita sino ad associarla a persona che ne intendesse la mente
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