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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Teramo (22-4-1896). Quell'amabile, quella cara, quella buona signora di Angiolina Valenza nei Franceschini, che spesso noi la si vedeva a passeggio in compagnia delle gentili sue figliuole, nel cuore della notte di Sabato prossimo passato, cadea per sempre fra gli artigli della morte, lasciando immerse nella più squallida desolazione le cinque giovani figli, delle quali, due, insegnanti nella nostra scuola normale Giannina Milli. Chi lo avrebbe detto che in meno di cinque giorni avesse dovuto abbandonare le sue amate figliole che l'adoravano! A nulla valsero le amorevolezze e le assidue assistenze delle figliuole, a nulla valsero i soccorsi dell'arte per vincere il terribile male cardiaco che la uccise! Non han padre, non han fratelli le sconsolate giovani, e amaramente piangono sulla tomba innanzi tempo dischiusa, né sentono ragioni, perché la perdita d'una mamma è grande, e immenso ne è il dolore. Le conforti almeno il pensiero di sapere che han partecipato alla sventura che le ha colpite quanti ebbero a sentirne la triste nuova. E tu, o madre esemplare, virtuosa, se le tue derelitte figliole non ti vedranno mai più, sappi però che il cuor loro favellerà sempre di te, della purissima e candida anima tua; di te che non vivesti che per esse e per l'educazione intellettuale e morale loro; e la tua venerata memoria sarà loro di aiuto e di coraggio. Ma tu dissetandoti colassù, nel beato luogo ove ti trovi, dell'amore di quel Dio, che affanna e che consola, non vorrai dimenticarle; e d'un raggio di quello amore divino scalderai sempre i petti loro, che furono l'unico e l'ultimo tuo palpito di madre. (G. Cimato) - Domenica alle 4 p. ebbero luogo le esequie. Sul feretro si ammiravano tre belle corone di fiori, una del 3. corso normale un'altra del 2. e l'altra
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