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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota, insegnante, Teramo (29-4-1896) Nella scorsa settimana moriva in questo ospizio di mendicità il prof. Michele Balestra. Egli è sceso nella tomba senza pianto e senza baci, perché sopravvissuto a tutti ii suoi era rimasto stolo al mondo e nella miseria. E pure quest'uomo, doppiamente benemerito e come patriota e come insegnante sarebbe stato degno di sorte migliore e di pubblico rimpianto. Nel 1848, per sfuggire all'ira borbonica, dovette lasciare la nativa Napoli e peregrinare per la Turchia e per la Grecia. Nello stesso anno il fratello di lui Luigi combatté a Vicenza contro gli Austriaci e una scheggia di mitraglia gli fracassò il gomito destro; onde rimasto storpio, dovette per vivere continuare a dipingere colla mano sinistra. Il povero Michelangelo all'alba del nazionale risorgimento si stabilì col fratello e colle sorelle in questa città, dove istruì ed educò forse tre generazioni al culto del bello, del vero e del buono, e preparò alla provincia non poche e provette maestre, quando fu posto a capo della scuola magistrale femminile. E quale premio n'ebbe? Senza il pietoso obolo degl'insegnanti delle scuole elementari e di qualche altro caritatevole cittadino sarebbe stato portato al cimitero senza esequie e senza accompagnamento alcuno! Ecco quanto può aspettarsi in Italia chi ha dato tutto sé stesso all'educazione e all'istruzione del popolo. (M.)
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