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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Montesilvano (17-7-1897). [Inizio Voce]augurò che: come dall'oracolo di Delfo usciva in antico la buona novella, così dalla casa Delfico, che rammemorava nel cognome quell'oracolo, dovesse uscire la buona novella, la idea nuova. Ma la povera signora non vedrà la idea nuova! Ella ieri si spense cercando il sole negli occhi per la finestra che guarda ad oriente. Perché gli occhi dell'uom cercan morendo / il sole, e tutti l'ultimo sospiro /Mandano i petti alla fuggente luce; si spense quando i fiori, spogli della rugiada mattutina, inondavano l'aria del loro profumo più delicato. In mezzo a quest'onda profumata salì alto sublime il pensiero della povera morta, salì sino a Dio suo, invocante benedizioni sul capo di tutti i suoi che, muti impietriti alcuni, altri in lagrime e genuflessi assistevano all'ultima scena del dramma della vita di una loro cara! Eleviamo un epicedio alla memoria della spenta amica, e l'eco pietosa e l'aura tenue portino a Montesilvano nella villa di famiglia il concerto del nostro funebre canto, conforto alla famiglia desolata, ed omaggio del nostro rispetto per chi fu tipo di donna italiana! E a te vecchio ed onorando amico, forte tronco che non piega per soffiar di venti, storia vivente delle nostre fortunose vicende pel conquisto di una patria, a te, cui la povera morta fu gentile e forte compagna per quasi cinquant'anni, coraggio! Si coraggio, perché la patria nostra in questa fin di secolo, che pare accenni ad essere l'epilogo "del secoletto vil che cristianeggia" come lo chiamò fieramente il Carducci, ha bisogno di rinfrancarsi e di rinsanguarsi nella parola e nell'esempio di chi è vissuto puro come Bajardo! - Teramo 15 luglio 1897.
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