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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
studente universitario, Napoli (27-5-1899). Napoli, 22 maggio '99 - Venticinquenne e laureando in Medicina - Raffaele de Vitis di Chieti - qui cessava di vivere per fiera e ribelle bronco-pneumonite il 18 corr. Nel breve corso del morbo, un barlume di speranze, un raggio di luce venne a rischiararlo ed a tutti il pericolo pareva scongiurato: egli stesso spera di esser risparmiato e, sempre buono e tenero si valse di quel temporaneo miglioramento per confortare, animare ed abbracciare con effusione di gioia commoventissima il disgraziato padre che da più giorni vegliava al suo capezzale. - A venticinque anni, quando più viva e rigogliosa è la nostra vita, quando il cuore e la mente più fervidamente si sentono accesi dei più nobili ideali, quando l'incompleta e confusa figura del sogno è per apparire chiara e scintillante nella sua reale essenza, quando già si è per abbracciare e far tutto nostro quell'Ideale avidamente e gelosamente carezzato attorno al quale spesso si pone tanta fede, tanto sacrificio e fin tutto sé stesso, quando alle speranze di poter vivere e far vivere ai nostri cari un giorno di felicità noi più tenacemente ci sentiamo avvinti, egli, il povero amico e compagno, è caduto e con lui sogni, illusioni, speranze, ideale, tutt la Morte spietata ha rapito ed infranto. La salma del povero estinto fu trasportata nella sua Chieti e, fino alla Stazione fu qui accompagnato da numerosi colleghi, tra i quali tutti gli Abruzzesi, e da parecchi professori de' quali ricordo il prof. Spinelli cugino del morto e l'ottimo nostro prof. Boeri, coadiutore della Clinica De Renzi. Il prof. Boeri, valoroso quanto gentile, oltre che accompagnarne la salma fino al carro che doveva trasportarla a Chieti, pronunciò per l'estinto parole ispirate al più squisito senso di bontà e per tutti commoventi. (G. Sclocchini)
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