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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Isola del G. Sasso (10-3-1900) Il giorno 6 marzo moriva nell'Isola del Gran Sasso la signora Elisa Urbani, sposata al Dottor Giuseppe Tattoni. Non è trascorso neppure un anno di matrimonio e la sventura ha strappato all'affetto del marito, che l'adorava, una giovane ricca di virtù e d'ingegno e di gentile e florido aspetto. Invano furono prodigate a lei le cure più affettuose, inefficace fu per lei la solerzia d'illustri sanitari; non valsero i voti dei generosi Isolani, che in poco tempo pare avevano conosciuto i pregi dell'estinta signora e l'amavano. In meno di due mesi di penosa malattia, durante la quale si alternavano speranze e sconforti, si spense la buona Elisa a 29 anni, lasciando all'infelice consorte la parte più eletta di sé in un angelo di bambino, già orfanello, che, inconscio del dolore di oggi, invano chiederà domani di vedere la mamma, di essere accarezzato da lei, di schiudere al soffio dell'affetto materno i sensi delicati del suo animo e di aprire le labbra la preghiera, di cui sola la mamma, con particolare diligenza e soavità, sa nutrire il cuore del bambino. Addio, o Elisa, o anima gentile, rapita così presto all'amore, addio. Non è un anno ch'io a te dedicavo una delle più belle poesie inedite di un poeta gentile del nostro Abruzzo, che a cuore di apostolo univa animo di artista, perché nella freschezza del carme e nella vivacità de' versi vedeva simboleggiata la freschezza e la vivacità perpetua del tuo amore. Ti augurai allora le gioie di sposa, le gioie di madre, gioie, che non possono mai mancare a chi, adorna di virtù elette, trova nel consorte e nella famiglia del consorte l'affetto sincero e duraturo e le tradizioni dell'onestà e del lavoro. Né l'amore per te, o Elisa, limitavasi tra le pareti domestiche; tutta l'Isola, come
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