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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota, impiegato, Teramo (14-9-1901) [Inizio Voce]di indossare la toga romana. Ma il popolo che è grande fa sempre giustizia, e tu eri del popolo! Ed ora, o amico o fratello nostro, scendi tranquillo nella tomba e dormi in pace il riposo, guadagnato. La terra toglie a noi la tua spoglia mortale, ma l'anima tua grande è con noi, è con le nostre famiglie, perchè noi, che ti abbiamo amato come fratello, non possiamo dimenticare che tu eri l'apostolo umano dei tempi odierni, che tu eri virtuoso. E anche oggi pubblicamente auguriamo, quello che è nei nostri voti, che a compimento della religione dei morti possa qui in Teramo accendersi la fiamma purificatrice, perchè questa possa lasciarci le ceneri de' nostri poveri de' nostri grandi morti che vogliamo sottratte alla venal prece come vogliamo sottratte le loro anime ne' momenti in cui la loro coscienza si è spenta o affievolita alla venal prece o alle costrizioni morali di chi non ha avuto mai coscienza morale». — Discorso del Presidente dei Reduci: — «Commilitoni! Adempio al mesto e doveroso ufficio di commemorare uno dei nostri migliori, consigliere della nostra Società, Agatone Franciosi. Egli nell'età giovanile seguì il Cavaliere dell'Umanità, l'Eroe leggendario dei due Mondi, che riuscì ad abbattere l'esercito del re tiranno e a rendere la nostra patria libera ed indipendente; e poiché restava ancora Roma in mano del Papa, il Franciosi accorse al grido di: «o Roma o morte» e seguì il duce Garibaldi con Antonio Carretti, Giovanni De Benedictis, Ferranti Enrico ed altri della nostra provincia. E a Mentana ove fu fatto sergente, si batté da eroe contro i papalini ed i mercenari. Il Franciosi voleva che i suoi funerali fossero puramente civili, ma a noi non è riuscito di vedere assecondata la sua volontà; ma noi siam qui a testimoniare i suoi fermi propositi. La sua vita,
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