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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
negoziante, Teramo (28-6-1902) L'altro ieri a sera cessava di vivere Aniello Pellecchia noto negoziante della nostra città. Ieri, giovedì, gli furono rese solenni onoranze funebri alle quali partecipò largamente il ceto commerciale. Sul suo feretro, a nome della Camera di Commercio, il collega Giovanni Fabbri pronunziò il seguente discorso: Signori, Adempio al mesto ufficio di oratore in questa cerimonia, per volontà della nostra Camera di Commercio, che ieri commetteva a me il doloroso incarico di porgere l'estremo saluto alla salma lacrimata di Aniello Pellecchia. Io non vi dirò cose che potranno ritrarre integra la figura dell'estinto, nemmeno vi proverò come egli fin da quando giovinetto da Napoli venne qui, mostrasse, sotto l'aspetto bonario e gioviale, essere adorno di doti d'intelligenza e di cuore, le quali caro lo resero agli amici, e, nella vita della famiglia, sempre desiderato ed amato; ma se con due soli tratti io dovessi delineare la figura di Aniello Pellecchia, scriverei che egli fu esempio di quel che possa e consegna un uomo pel solo lavoro e per un'intera e costante probità. Perocché, o signori, e riputazione e sostanze e stima furono, pel povero estinto, effetto e premio di virtù propria, di lavoro amorevole, di oneste fatiche, non dono di fortuna. Ed ei rimarrà esempio a coloro che guardano con avidità agli improvvisi e non sudati guadagni; esempio, aggiungo, di quel che possono senno, solerzia e perseveranza; esempio di quel che vale e frutta su questa terra la dote, che tutte le altre avanza e compie, la probità. Onde bene a ragione le estreme onoranze, cui sentitamente prendete parte voi, commercianti benemeriti della nostra città, si convengono a questo lavoratore il quale, se alla consorte, ai figli, ai parenti, agli amici
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