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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
medico, politico, patriota, Teramo (21-1-1903) [Inizio Voce]ignorante e feroce polizia borbonica. Nel 1848 si trovò a Napoli nella memorabile giornata del 15 maggio e con i compagni del corso di medicina fu su quelle barricate bagnate dal sangue dello studente eroe Luigi Lavista. Tornato in patria vi esercitò la professione di medico chirurgo (nella quale lascia un nome, non solo come clinico valente, ma anche come scrittore di scienza medica) e di essa non si servì per aumentare l'agiatezza della famiglia, poiché la praticò sempre con disinteresse e ognora a beneficio dei poveri. Verso la fine del '59 col ventenne fratello Settimio ed insieme ai migliori cittadini di Teramo provò anch'egli le durezze della prigionia, alla quale fu condannato come sospetto di cospirazione contro lo Stato di allora. Sorta l'alba redentrice del '60, Berardo Costantini offrì la mente e il braccio in difesa dell'idea unitaria. E fu quindi ufficiale della Guardia nazionale e ascoltato consigliere delle autorità politiche locali nel nuovo ordinamento. Formatisi i battaglioni delle Guardie Mobili, egli, col grado di Maggiore fu destinato alla repressione del brigantaggio nella provincia di Aquila. In tale ufficio (ancora lo ricordano gli Aquilani del tempo) molto oprò col senno e con la mano — ma più con quello che con questa — poiché mercé il suo consiglio e la persuasione si costituirono spontaneamente terribili capobanda e si sciolsero importanti nuclei di banditi. Fu per questo decorato della Croce di cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Acquietatisi i tempi, tornò all'esercizio della professione, la quale non lo distrasse dagli ufficii che egli ebbe nella vita pubblica, o per incarico dello Stato o per elezione dei suoi concittadini. Fu consigliere del Comune, consigliere provinciale, membro del consiglio sanitario provinciale e di quello
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