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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
medico, politico, patriota, Teramo (21-1-1903) [Inizio Voce]pace, agli studi. Laureatosi in medecina a Roma e non a Napoli compromesso politico, non volle mai accettare uffici pubblici retribuiti, contento di esercitare la libera professione e di occupare cariche onorifiche della sua città. Qui, o Signori, è da conoscersi la vita del povero amico nostro, del cittadino egregio, dell'uomo integerrimo. Più di 40 anni, dal '60 ad oggi egli ha esercitata ogni carica cittadina dalla più umile alla più alta e spesso più d'una in una volta. Egli sempre vi vedeva un dovere da compiere e un obbligo contratto in coscienza coi suoi concittadini e col governo della pubblica cosa. O coscienza degnitosa e netta! Questo non è che il saluto della sua città. La enunciazione delle sue cariche non è facile, ma per fortuna non è necessaria, ché già è nota a loro signori. Perciò poco assai dirò dì esse, ché il molto è negli archivi dei Comuni, negli scaffali della Provincia, nelle raccolte del Governo e più nei cuori dei cittadini di un'intera Provincia. A capo di un consorzio di Comuni per costruire strade giovò ai paesi e riuscì all'intento. Furono le prime strade tra i Comuni posti a monte della città. Quindi i primi meriti e i primi onori a lui! Ché sempre e dunque è difficile il cominciare. Un venti anni già, come nei secoli passati, entro e attorno l'Ospedale di S. Antonio Abate si raccoglievano e si raccolgono i nostri principali istituti di beneficenza, e la Congregazione di carità n'è la moderatrice e ne ha le sorti in mano. Il Consiglio della città ve lo manda presidente. E là la miseria, il dolore, il male, la disperazione, com'egli diceva, da mandar via, debellare e vincere, tutto gli fu maestro e consigliere di bene. Fece appello alla carità privata e pubblica, alla fiducia, al credito del patrio Comune e alla Provincia, all'aiuto del Governo,
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