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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
medico, politico, patriota, Teramo (21-1-1903) [Inizio Voce]e, siccome chiedeva poco e ad utile intento e ad onesto fine, l'ottenne e cominciò a fare. Cominciò a sfabbricare e a rifabbricare e a fabbricare di nuovo. Cresciuto il fabbricato, l'edificio, tutto cominciò a crescere e più di tutto, il credito e la fiducia dei buoni. Volle in Teramo, intorno a S. Antonio Abate, un'umile casa di salute pei poveri della Provincia e se lo vide presto diventare il Manicomio di più Provincie. E lasciò alla città edifici ed istituti non solo lodati da persone pietose che sentono e vedono col cuore, ma anche da rigidi cultori di scienze salutari e sociali. Oh! il Comune, anche il Comune volle il Costantini, volle la cura di D. Berardo. Il popolo ve lo volle ad una voce, dai comizi all'elezioni, dall'Ospedale al Municipio. Ed egli rassegnato al volere popolare, ubbidì, disse, e sedette sindaco. Anche qui si vide attorno tormenti e tormentati e sentì ferirsi l'orecchio dolenti note. Anche qui ritrovò lo brutto scheletro della miseria, cagione sempre e triste consigliera di male. La cassa vuota, anzi piena di titoli, di debiti usurarii e vessatorii. Studiò, ordinò, coordinò e riuscì a ingenerar fiducia. Avuta questa, ch'è gran leva a fare e a far bene, propose nuovi debiti onesti por toglierci da dosso i vecchi disonesti che pesavano come coppe di piombo al povero Comune. Subito propose nuove fabbriche in seno al Consiglio e cominciò dai portici della nostra piazza maggiore, che oggi formano col palazzo soprastante, il più bello ornamento della nostra città. Ma un pensiero più grave, un problema più arduo lo tormentava: la salute pubblica, l'igiene, la prosperità fisica e morale, affidata all'acqua che non v'era od era guasta, e con essa alla luce. Anche qui pensò. Studiò e fece studiare le sorgenti utili della Provincia, fece suoi gli studi
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