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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
medico, politico, patriota, Teramo (21-1-1903) [Inizio Voce]d'altri. Li propose prima alla pubblica discussione e poi al civico Consiglio. Subito dagli studi ai lavori; ed oggi la città fruisce d'acqua buona e di luce bella. Questo ed altro, cittadini, si deve a lui, a Berardo Costantini. Pare ancora vederlo incedere per le vie della città diritto e maestoso di persona aitante ed alta e piano e misurato di passo. Parlare e stringere forte la mano a tutti era una abitudine inveterata e discorrere di cose cittadine. Egli parlava poco e scriveva meno, ma pensava e ripensava molto. Era uno scultore devoto del pensiero, spesso d'idealità e di disegni che apparivano e non di rado erano utopie e castelli in aria. Egli era uno di quei che avevano veduta realtà la più grande utopia, l'unità d'Italia con la mente di Cavour e la spada di Vittorio Emanuele, e credeva possibili molte altre cose grandi a salute e decoro della sua città e della sua Patria. Ma la misura del reale e la conoscenza delle persone e delle cose lo moderavano e contenevano a quella parte di disegno che diventava opera. Sorsero, dal suo gran disegno di una casa esemplare di salute, tante ale del Manicomio; volle sfilare, collocare in più parti della città gli istituti intorno all'ospedale, e qui a Porta Romana nuova casa succursale; e ciò era una riduzione del suo proposito di innalzare fuori della città più edificii a pubblica salute ed ornamento. Era suo pensiero e quindi suo disegno di indurre più Comuni ad erigere un edificio grandioso in riva al mare a cura salutare di tanti mali; del suo pensiero divenne realtà l'Ospizio Marino baciato dal nostro bel mare nella ridente spiaggia di Giulianova. La stessa conduttura d'acqua, la principale sua opera, non è che la riduzione d'un suo gran disegno di condurre più sorgenti dal Vomano al Tordino e associare all'opera molti
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