|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
medico, politico, patriota, Teramo (21-1-1903) [Inizio Voce]comuni dai monti al mare. E in ciascun pensiero, o disegno o opera poneva il suo stampo e si faceva riconoscere da quello degli altri. Per questo non v'è stato, né forse vi sarà, un presidente di congregazione di carità, né un sindaco così popolare in Teramo. E tanto egli conseguiva con la sua parola, con l'opera sincera, schiettamente benevola sempre intesa al bene della sua città e più in là, dell'Italia. Non abbandonò mai la vita, semplice e frugale quasi dei campi. La cultura classica come tanti altri ideali divise col fratello Settimio, ma non ne prese la forma, sì bene il pensiero e nella sua memoria felice conservava i dettati della sapienza antica e ne infiorava il suo ragionare. Anche noi, di questo cittadino, serbiamone ricordanza imperitura; come l'abbiamo sculta in cuore, la cara immagine scolpiamola nella lapide e nella riconoscenza dei poveri e dei derelitti, che hanno perduto il bene dell'intelletto; tramandiamolo ai posteri quale esemplare di cittadino più curante degli altri che di sé stesso, benemerito della città, cavaliere del ben operare senza macchia.» — Alle ore 12 la salma, chiusa in una cassa di noce sulla quale brillava l'uniforme di Tenente Colonnello venne deposta sul carro, mentre due compagnie di fanteria presentavano le armi. E quindi incominciò a sfilare il lunghissimo corteo che ovunque procedé fra due ale di popolo reverente e commosso. Procedeva una delle due compagnie di soldati subito seguita da un plotone di Guardie daziarie armate, venivano poi le confraternite, l'Asilo infantile, le scuole elementari comunali, gli Orfanotrofi dipendenti dalla Congrega di Carità, le Scuole e l'Istituto tecnico, il Convitto Nazionale, il Concerto musicale. Prossime al feretro, seguendo la musica, erano i coloni e i domestici della famiglia Costantini
|