|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
letterato, archeologo, insegnante, consigliere di prefettura, patriota, Chieti (2-9-1903) Da Chieti ci giunge la triste nuova della morte colà testé avvenuta di Raffaele Cavarocchi. Con lui scompare un vecchio liberale, che nella famiglia aveva appreso ad odiare la tirannide; poiché il padre suo Michele, giudice di Gran Corte criminale, fu con lui perseguitato dal governo borbonico. Studiò nel nostro «Melchiorre Delfico» allora «R. Collegio», sotto i Barnabiti, insieme a Settimio Costantini ed altri valenti giovani. Era versato nelle lingue classiche e nell'archeologia. Entrato nella carriera amministrativa, giunse al posto di Consigliere di Prefettura, che tenne a Teramo ed a Chieti. Per ragioni di salute si ritirò dall'impiego. Era un amico affezionato ed un abruzzese di razza per il carattere. Sulla sua tomba mandiamo un memore ed affettuoso pensiero. (9-9-1903) Nacque in Lanciano il 17 novembre 1838 da Michele, che nel 1844 pubblicò qui in Chieti il giornale «Il Vigile» palestra de' principali letterati abruzzesi, e stampò diversi opuscoli politici, pe' quali e per l'amore della libertà, nella reazione del 1848, fu condannato in contumacia a 20 anni di ferri, evitati col volontario esilio in Toscana, ove meritò l'affezione di tutti quei letterati e principalmente del Guerrazzi. Sua madre fu Ernestina Di Giorgio. Di svegliato ingegno e fin dai primi anni di sua età dedito allo studio, apprese dal sommo letterato abruzzese Luigi Vinciguerra le lettere greche e latine, poscia studiò giurisprudenza; ma, nel 1860, quando doveva laurearsi, quasi in ricompensa delle feroci persecuzioni borboniche e del domicilio coatto patito in seguito al processo per corrispondenza avuta col rinomatissimo letterato marchigiano Nicola Gaetani-Tamburini, fu chiamato da
|