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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
commerciante, patriota, Morrodoro (11-3-1906) [Inizio Voce]pannine sulle spalle attraversando impunemente ed insospettati i confini tra le Marche e gli Abruzzi, nascondevano nelle canne dei fucili i fogli pericolosi. Nel 1860, tornando da Napoli, ove recavasi ogni anno per affari di commercio, fu aggredito e depredato dai banditi, insieme con altri Signori, al così detto «Piano di cinque miglia» (Marsica) e solo ad un vero miracolo dovette la vita. Ma in tutte le peripezie della sorte egli mai si perdé d'animo, nè dubitò di una forza superiore che lo potesse, poiché la sua fede in Dio era tale il frutto di un indiscutibile e intimo convincimento, spoglio di qualsiasi fanatismo, da guidarlo costantemente in tutte le opere della vita al bene ed al miglioramento di sè. Dedicò tutta la sua attività all'educazione ed alla istruzione dei suoi figli e non badò né a spese, nè a sacrificii, pur di migliorare il cuore e la mente, felice nel pensiero di poter chiudere gli occhi tra l'affetto di coloro, cui si studiò trasfondere le sue virtù. Così serenamente come se l'aveva preparata, spegnevasi l'esistenza di questo intemerato cittadino, che noi non a torto lagrimiamo oggi sinceramente, come della perdita di una persona carissima. Vale, anima eletta, ti accompagni nella tomba il nostro profondo cordoglio!» Alla famiglia, ai parenti tutti dell'estinto affranti dal più indicibile dolore sia di conforto l'unanime compianto di questi cittadini, e il pensiero che oggi hanno un angelo altrove. — La famiglia ringrazia vivamente quanti nella luttuosa circostanza ebbero una parola di conforto e un pensiero di dolce rimpianto per l'estinto.
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