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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
ingegnere, politico, Campli (24-10-1907) Campli, 21-10 — Stamane Campli presentava un aspetto di tristezza generale e si sentiva che la popolazione, così vivace e gaia, era sotto il peso di una sventura per la morte dell' ing. Carlo Caravelli, uomo operoso, di grande bontà e sopratutto di costumi severi. Nato nel 1858 da cospicua famiglia, svoltasi la sua giovinezza nel movimento dei patrioti, sentì la tirannia che aveva troppo lungamente pesato sull'Italia e, come il fratello dott. Pancrazio, sognò anch'egli la libertà, senza che il modo calmo di considerare le cose lo avesse mai abbandonato. Caduto il governo borbonico, fu eletto tenente delle guardie nazionali e fu notevole l'attività che egli spiegò per la repressione del brigantaggio; più importanti e lucrosi ufficii gli furono, in seguito, proposti, ma egli non li accettò, desideroso di rimanere nella famiglia e nel paese natio. Alla sua anima forte, però, alla sua attività instancabile non bastava il solo esercizio della professione; e si dedicò alla vita pubblica con entusiasmo e disinteresse. Presidente della Congregazione di Carità, mostrò lo spiritò di giustizia, da cui era animato; sindaco per lungo tempo, sempre retto ed equanime, studiò, fece approvare il progetto per la conduttura e della luce elettrica, oggi attuato dal suo successore e nipote avv. Arturo Muzii; Conciliatore non fece transazioni con la sua coscienza onesta, né diede mai motivo a sospetti. In questi ultimi tempi, quantunque la sua attività si fosse andata progressivamente restringendo, nell'ambito della famiglia, si volle che egli uomo di operosità generosa e multiforme, rimanesse almeno consigliere comunale e, in questo ufficio, non trascurò di portarvi la sua intelligenza esperta. Il rimpianto dei cittadini è stato spontaneo,
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