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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
musicista, Milano (24-11-1907) «Povero Braga» aveva cominciato a scrivere le sue memorie, non credendo certo di doverle interrompere così improvvisamente, È morto l'altro giorno, lontano dalla terra natia, in Milano, nella città del turbine, della vera vita. Ed una vera vita fu la sua: soffrì e godette, amò e fu amato come niun altro uomo. Era un sognatore! e nella contemplazione del suo miraggio mise tutto il cuore, tutto l'ingegno, tutto l'interesse: e così fu il principe dei violoncellisti, non d'Italia, ma d'Europa; e così fu l'autore della Leggenda Valacca, di quella leggenda mesta ed appassionata che corse trionfalmente il mondo intero. E come sulla bocca di tutti era la sua musica, così sulla sua bocca era il riso: un riso fatto di scherno e di umorismo, di schiamazzo e di silenzio. Il suo riso aveva un po' della sua musica. Pochi uomini, al pari di lui, ebbero così diffusa l'aura della popolarità. Amico di musicisti, di cantanti, dì autori, e sopra tutto di belle donne, il Braga era da tutti cercato, come compagno sollazzevole, come raccontatore e novellatore di buon gusto. La copia degli aneddoti, diventati celebri per la libera versione di lui, è infinità: di molti era stato attore e spettatore egli stesso; quegli degli altri acquistavano un sapor nuovo nel vivace stile di lui. Quando era stanco di parlare e di far ridere, sonava il suo violoncello accompagnando la musica col fischio. Era un fine umorista. Ebbe momenti di profonda ed inneffabile tristezza, che gli procacciarono nomea di stravagante e di originale. La vita sua fu infatti piena di avventure; fu una vita che parla alla fantasia e che desta, come la sua musica, l'ammirazione della moltitudine. Così la vita come l'opera. Artista nell'animo, compositore squisito, aumentò il numero delle
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